lunedì 16 novembre 2015

Libera dalla paura. La vittoria di San Suu Kyi: il trionfo di una nuova visione

di Simonetta Ottone •  Credo che questa sarà per me la croce più pesante da portare… il sentimento di non poter mai fare abbastanza per meritare tutta questa fiducia e affetto (Aung San Suu Kyi, da "Libera dalla paura")
9 Novembre 2015, è’ festa grande in Birmania: sono in migliaia che danzano tutta la notte  sotto una forte pioggia. «Stiamo sereni e calmi. Il vincitore deve rimanere umile ed evitare di offendere gli altri. La vera vittoria è del Paese, non di un gruppo o di singoli», dice Aung San Suu Kyi che sembra essere in vantaggio.
Aung San Suu Kyi vince in Birmania. La Lega nazionale per la democrazia, ha conquistato i due terzi dei voti in seguito alle elezioni legislative dell’8 novembre. Un quarto dei seggi resta ai militari. La costituzione (modificata appositamente) vieta a Suu Kyi di diventare presidente, ma la leader della Lega nazionale ha dichiarato che guiderà ugualmente il paese in caso di vittoria. Una storia incredibile quella di Aung San,  70 anni di vita totalmente messi a disposizione della libertà del suo popolo.
Indomabile dissidente birmana, Premio Nobel per la Pace 1991, 15 anni di arresti domiciliari lontana dai figli e dal marito (che perderà in Inghilterra senza poterlo assistere nella malattia). Guida elettiva di un popolo del terzo mondo nel difficile cammino verso l’autodeterminazione e la liberazione da una dittatura spietata. E i birmani, popolo con un reddito procapite tra i più bassi del pianeta, hanno dato vita a un’affluenza record dell’80%: era l’ultima occasione per portare democrazia nel Paese. La leader democratica che si batte pacificamente da decenni contro il regime dei generali sa tuttavia che per formare un governo e in un secondo momento cambiare la Costituzione dovrà trattare sia con l’USDP, partito sostenuto dall'ex giunta militare, sia con le minoranze etniche. E poi deve attendere la vera reazione dei generali.
La prudenza della signora Suu Kyi è giustificata non solo dal passato - elezioni truccate, le battaglie di suo padre e sua madre prima di lei, la contestata vittoria scippata nel 1990 dopo la quale la figlia del fondatore della Birmania indipendente conosce gli arresti e l’impossibilità di lasciare il Paese pena il divieto di tornare - ma anche dalla necessità di evitare lo scontro con i militari.
Con Aung San Suu Kyi, come fu con Nelson Mandela, trionfa un nuovo modo di fare politica, che investe tutto sull’alleanza da costruire con le persone, che rifiuta logiche coercitive, violenze e integralismi di tipo culturale, religioso, economico, metodologico, che mostra mani piccole e nude di una donna che racchiude, in un corpo di poco più un metro e mezzo, una forza di coerenza davvero titanica.

E’ la capacità di pensare e agire la politica che è innovativo, al punto da mettere in discussione, radicalmente, il modello di sviluppo dei paesi cosiddetti “avanzati”, se per avanzata si può definire l’infausta tendenza a  configurazioni di politica internazionale che mettano in conto di produrre, come fossero inevitabili,  “effetti collaterali” basati sulla sperequazione, sbilanciamenti di sfere d’influenza,  traffici di ogni tipo, depauperamento di ricchezze e di opportunità tra paesi del primo e del terzo mondo, come ci confermano dolorosamente la recrudescenza di conflitti al di fuori di ogni controllo e prevedibilità che bussano alla nostra porta di casa.
E oggi, in questa Domenica stordita del 15 Novembre 2015,  sono queste, le sue,  le uniche parole che si possano pronunciare: Non è sufficiente limitarsi a invocare libertà, democrazia e diritti umani. Deve esistere la determinazione compatta di perseverare nella lotta, di sopportare sacrifici in nome di verità imperiture, per resistere alle influenze corruttrici del desiderio, della malevolenza, dell’ignoranza e della paura (…) gli uomini liberi sono gli oppressi che insistono e che in questo processo si preparano ad assumere le responsabilità e a sostenere le discipline che mantengono una società libera (…).

Nessun commento:

Posta un commento