sabato 30 aprile 2016

Pioniere; incontro con Paola De Vera D'Aragona

di Simonetta Ottone • La Bella Addormentata è un po’ che si è svegliata.

Nella danza è così: il Novecento ha visto la rinascita di questa disciplina come arte di primaria importanza, cultura nella piena accezione in termini di autonomia e dignità. Le donne hanno liberato sé stesse attraverso il corpo e con la danza moderna hanno dato origine a un’arte i cui risvolti sia teorici che applicativi hanno un raggio d’azione senza fine.

La DanzaMovimentoTerapia si innesta in questa grande rivoluzione, che ancora sta continuando e che tuttora contamina luoghi quasi sacrali e lontanissimi, di istituzionale certezza e potere. In attesa della Settimana Italiana della DanzaMovimentoTerapia (vedi anche sul sito di Apidincontro Paola De Vera D’Aragona, figura storica di questa disciplina in Italia; ho molte domande da farle.
 Come ti sei avvicinata alla Danza e alla DanzaMovimentoTerapia (DMT)?
Alla Danza mi sono avvicinata a 3 anni! Ho frequentato scuole di Danza Classica e Modern Dance in Italia prima e poi negli USA. E’ stata pura passione fin dall’inizio.
Poi a 16 anni, mentre ero negli States, ebbi l’occasione di veder lavorare Marian Chace, pioniera della DMT, e mi innamorai del suo percorso professionale. Così proseguii i miei approfondimenti nella DMT senza mai… lasciare la danza. Al momento vivo e opero a Milano e Firenze come professionista della DMT e come Formatrice e Docente.

• Cos'è la Danzamovimentoterapia? Quale il suo contributo nel panorama culturale e sociale italiano?
E’ una Terapia espressiva che si basa sull’uso della danza e del movimento ed è svolta in ambito educativo, riabilitativo, clinico e nel vasto campo del benessere. E’ ancora abbastanza poco conosciuta nell’ambito del benessere, della prevenzione e della promozione alla salute. E’ presente nel campo sociale in molte sue applicazioni ma nel panorama culturale e artistico avrebbe bisogno di maggiore promozione. Ad esempio, a mio avviso, non è ancora conosciuta abbastanza nell’ambito delle Accademie di Danza e come utile strumento formativo per danzatori professionisti ma anche dilettanti.

• Parlami di una storia incontrata nel tuo lavoro
Mille storie… ma una in particolare mi rimane nel cuore quando a fine anni ottanta partecipò ad un mio Gruppo di DMT una persona transessuale. Allora le cose erano ben diverse da ora, ma questa persona riuscì a trovare nel Gruppo un’accoglienza che le veniva negata altrove nella società. Fu un’esperienza straordinaria anche se molto difficile per me da gestire a livello di dinamiche gruppali. Ne ho scritto anche in un mio libro di recente pubblicazione “Incontri straordinari con persone”.

• Il tuo rapporto con l’arte, la filosofia, la funzione simbolica, discipline che interagiscono nella DMT?
E’ un rapporto strettissimo con l’arte, con le arti figurative e la musica in particolare, oltre la danza ovviamente. La funzione simbolica è poi strettamente legata al metodo da me ideato (DMT in chiave simbolica®) che basa tutto sulla ricerca dell’invisibile dietro il visibile, del mistero che si cela dietro l’epifenomeno del movimento.

Che rapporto hai avuto con il femminismo degli anni ’70?
Allora ero negli States dove tutto cominciò: ne fui coinvolta direttamente ma fu per me qualcosa di molto naturale in cui mi ero sempre in fondo riconosciuta. Merito di una mia nonna mezza inglese che fu una femminista ante-litteram…

• Cosa pensi della condizione della donna in Italia?
Che, malgrado tutto, continui pervicacemente a resistere una preminenza maschile: quote rosa, pari opportunità etc non mi sembrano ancora entrate nel DNA degli italiani, nell’anima profonda della nostra gente.

• Quale ruolo  ha avuto la donna nella nascita e diffusione della DanzaMovimentoTerapia?
Assolutamente preminente: per far conoscere questa forma di terapia in Italia era assolutamente necessaria la sensibilità femminile. Oggi però possiamo forse lamentare una troppo scarsa presenza maschile.

• Prossimi progetti?
Continuare il mio aggiornamento sulle nuove dipendenze negli USA e portare tale contributo alla DMT in Italia. Inoltre sto elaborando nuove strategie applicative della DMT al morbo di Alzheimer. Ho da poco finito di scrivere la continuazione de “La danza del sé” e forse ci sarà una riedizione di ”Incontri straordinari con persone”.

sabato 16 aprile 2016

Settimana della Danzamovimentoterapia, APID fa danzare l'Italia!

Di Simonetta Ottone • Sarà una settimana in Movimento e in Salute, quella che si svolgerà dal 9 al 15 Maggio dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest del paese, in ogni città e quartiere.

Associazione Professionale Italiana DanzaMovimentoTerapia promuove la settimana della danzamovimentoterapia (DMT), allo scopo di informare tutti dell’esistenza della DMT APID, ente italiano che si misura con l’Europa.
“Crisi, Società, Creatività” sarà il tema della Settimana della DMT, in attesa della “Big Conference” che si svolgerà a Milano a Settembre 2016, seconda Conferenza europea (e la prima in Italia). 
La “Big Conference” sarà infatti il primo appuntamento internazionale di professionisti della DMT in Europa che si svolgerà nel nostro paese, grazie all’organizzazione di APID, e che avrà la partecipazione e l’adesione di numerosissimi enti pubblici e privati. Tra i relatori, avremo infatti la dottoressa M.Eberhard - Kaechele, i Professori V. Gallese e R. Madera.
L’intento della Settimana della DanzaMovimentoTerapia è di mettere in risalto il lavoro che i danzamovimentoterapeuti italiani svolgono quotidianamente nelle nostre Scuole, nei nostri Ospedali, Centri Diurni, Comunità, Università, Centri socio sanitari e socio culturali, nei loro Studi e Gruppi di Studio.
Dalle periferie del paese, al suo centro, per tornare ancora nelle periferie, in un movimento circolare e ininterrotto che APID sostiene a livello nazionale con il nutrito fronte di Associazioni riunite nel CoordinamentoLibere Associazioni Professionali e disciplinate dalla Legge 4/13. Un mondo di lavoro fortemente al femminile, di professioniste che si misurano frontalmente col mondo del lavoro e delle Istituzioni, in un ambito innovativo e di qualità certificata, cerniera tra il mondo della Salute e quello del Benessere, tra quello educativo e quello culturale, tra tradizione e ricerca, indagando le nostre radici più antiche, per interpretare la contemporaneità.
A livello europeo APID sceglie di far parte di European Association Dancemovementherapy (EADMT), perseguendo pratiche condivise dagli altri paesi, in un  processo internazionale di confronto.
Dal 9 al 15 Maggio dunque non solo la Toscana sarà presente con innumerevoli iniziative sia all’interno che sulla costa, ma tutta Italia pullulerà di DanzaMovimentoTerapia in ogni dove!
Tutte e tutti, anche con particolari necessità, potranno liberamente accedere a questi incontri teorico – pratici su tutto il territorio nazionale (cerca quello più vicino a te!) e venire in contatto diretto con Associazione ProfessionaleItaliana DanzaMovimentoTerapia.


domenica 3 aprile 2016

Calcio e discriminazione di genere: intervista a Martina Angelini

di Simonetta Ottone • Da troppo tempo volevo confrontarmi con donne impegnate nel mondo del calcio italiano. Finalmente incontro Martina Angelini, sul campo di calcio. E’ un tipo pratico, Martina, puntuale e attenta. 
Il calcio è un un mondo che conosco poco...
• Le chiedo di iniziare parlando un po' di sé.
Ho 37 anni, mi sono diplomata al Liceo Scientifico e poi ho iniziato subito a fare la giornalista. Ho scritto su molti quotidiani e periodici come Tuttosport e il Guerin Sportivo. Ho vissuto a Roma per 10 anni dove, fra le altre cose, ho lavorato nell'Ufficio Stampa della Lega Nazionale Dilettanti, Divisione Calcio Femminile. Da sempre lavoro per lo sviluppo e la promozione del calcio femminile, soprattutto da quando lavoro per Eurosport: commentando le partite di calcio femminile in tv ho potuto conoscere bene la realtà internazionale e ho capito quanto siamo indietro in Italia. Da Giugno 2015 sono la Responsabile del settore femminile del Livorno Calcio.
• Parlami del mondo del lavoro che incontri, in quanto donna.
Il mondo del giornalismo sportivo non è facile per una donna. Anche in tv si vedono sempre uomini opinionisti e donne vallette, chiamate solo per leggere i risultati ma senza esprimere le proprie idee. Ci sono tante giornaliste bravissime che capiscono davvero di sport, ma per arrivare a ricoprire incarichi importanti devono faticare il doppio rispetto ai colleghi. Ancora oggi, se magari sono su un treno e leggo la Gazzetta dello Sport trovo sempre qualche uomo che mi guarda come se fossi un'aliena...
• Quale è la situazione attuale del Calcio femminile in Italia ? In che modo potrebbe farlo crescere, anche di notorietà?
Qualche anno fa una giocatrice della Nazionale intervenne in Consiglio Federale e disse “aiutateci, perché siamo il Terzo Mondo del calcio femminile”, ed aveva ragione. Ci sono circa 20.000 tesserate, una cifra ridicola se si pensa ad esempio alle 250.000 della Germania o addirittura alle 75.000 della Danimarca (un Paese che ha 5 milioni di abitanti). Culturalmente è ancora strano che una bambina scelga di giocare a calcio, spesso le bimbe devono lottare contro i pregiudizi della famiglia, mentre all'estero non è così, il calcio è considerato uno sport per i maschi come per le femminine. Dallo scorso anno però si sono fatti passi avanti. Finalmente la Federazione ha obbligato le società professionistiche ad avere il settore femminile, come fanno all'estero e credo che questa politica potrà far crescere molto il movimento.
• E’ vero che le atlete anche di alto livello per normativa italiana risultano dilettanti? Quanto guadagna una calciatrice italiana di serie A?
L'Italia è l'unico Paese europeo in cui, per praticare lo stesso sport, un uomo è professionista e una donna è dilettante. Anche se adesso possono essere tesserate per una società professionistica le donne, in quanto tali, restano inquadrate come dilettanti. Una calciatrice di Serie A ha gli stessi impegni di un uomo, si allena tutti giorni, gira l'Italia per le partite, fa le Coppe Europee, va in Nazionale, ma in quanto dilettante non può guadagnare più di 25.000 euro all'anno. Ma ovviamente anche questa è una cifra che in poche raggiungono.
• Che pensi di ciò che è successo qualche mese fa  a Locri? Perché impedire l’attività a una realtà di Calcio Femminile? Lo trovi casuale?
E' difficile dare un'opinione sul caso Locri perché penso che ci siano molte cose non chiare su quanto è successo... posso solo dire che paradossalmente questa vicenda ha fatto parlare del calcio femminile e ha fatto muovere i vertici federali. Ammiro le ragazze, il loro coraggio e la loro voglia di non mollare in una situazione davvero difficile.
• Per il futuro: cosa auguri al Calcio e al paese?
Sono davvero felice di avere iniziato questa avventura con il Livorno. Ho realizzato il mio sogno di poter lavorare nel settore femminile di una società professionistica e poterlo fare per la squadra che tifo da sempre è una soddisfazione doppia. Spero che sempre più bambine italiane (e livornesi in particolare) vengano a giocare a calcio. Da parte nostra ci metteremo professionalità e cura dei dettagli, così da permettere loro di crescere sportivamente e anche come persone. All'Italia auguro di diventare sempre di più un paese aperto, che concede  alle donne che fanno sport le stesse possibilità che hanno gli uomini. Troppo spesso atlete di alto livello devono abbandonare l'attività sportiva perché hanno paura di perdere un lavoro o perché non vengono tutelate in caso di maternità.