mercoledì 23 settembre 2015

Irlanda; terra di donne, musici e scrittori

di Simonetta Ottone • Cercavo l'ordine, il fresco, l'orizzonte nitido, laddove potessi vedere fino al niente. Laddove potessi vedere prima della luce.
Ho trovato il Nord. 
"Finistère", non in Bretagna, ma dove ugualmente finisce la terra, benedetta dall'assenza dell'uomo. Solo vento forte e ghiaccio. 
Terra nera, odore forte di torba. Terra nera, terra rasa. Solo roccia, un po' di muschio, licheni, chiazze di erica, il fiore della solitudine. La vita, come può vivere.
Mucche nere con macchie bianche, che brucano grasse e assonnate, a volte quasi sdraiate, in riva a un mare di acqua scura e grandi uccelli.
Cercavo l'isola, il rifugio, la madre. L'ho percorsa finché non ho ritrovato l'Irlanda delle pecore, dove ancora oggi persone dai capelli rossi e lisci, con occhi celesti incastonati nel viso lungo, fanno cenno di saluto all'auto che passa incurante, e dove le scritte sono solo in gaelico.
Sono arrivata nei luoghi dell'odio, come sempre creato ad arte a vantaggio di alcuni. Dove ogni casa, cottage con giardino inglese, ha in bellavista la bandiera britannica che sventola petulante, e accanto ci sono case più semplici e povere, che a volte sono in blocchi scarni, e hanno una sola bandiera. Dell'Eire. E ovunque si celebra la libertà, con memoriali che citano chi è caduto sul suo fronte. Tantissimi. Libertà sudatissima, piena di compromessi. 
E la bocca aperta di Niccolò, 12 anni, che ascolta il racconto del padre su "Bloody Sunday" nella piazza in cui avvenne, a Derry, quasi interamente diventata monumento. 
E loro, che siano di Belfast, Dublino, o del Connemara, si mostrano cordiali, sorridenti, efficienti, con il loro junk food a ogni angolo, i pubs di legno scuro, che trasudano di birra e di burro, e di loro, che ci sono a ogni ora del giorno e della sera. E in effetti dopo tutta la torba respirata, black irish beer, la birra scura, commistione profonda di quella terra e di quell'acqua, è l'unica cosa che sembra naturale bere.
Avevo dimenticato poi la gente rilassata su tram e autobus di una capitale: i sevizi li paghi, ma funzionano. Enormi e convincenti sorveglianti sono a ogni fermata, la gente si sente protetta. Ti ricordano così di premiare gli onesti, vedi solo immigrati integrati, non c'è traccia di ambulanti abusivi: in giro non ci sono brutti, sporchi e cattivi. Se si nascondono le ombre, si rimane in luce, sotto il Cielo d'Irlanda, dove il sole si fa spazio tra nuvole e pioggia e dove poco dopo si fa attraversare da arcobaleni senza fine, dai colori vividissimi. E tu, è vero, ti rilassi, e paghi volentieri: tutto è previsto, organizzato, assicurato. Tutto torna, e è persino musicale, con singers bravi e ispirati che riempiono le strade.
La "Tigre Celtica", così è stata ribattezzata l'Irlanda dagli inizi degli anni '90, quando per questo paese è iniziato il boom economico: per loro l'Europa è stata un'occasione ben colta, con investimenti nell'informatica e nel terziario; e anche ora sembrano reggere. Pur avendo una limitata offerta di beni artistici, ogni città è piena di musei e mostre con stazioni interattive, e cittadine come Galway hanno interamente investito sui giovani e sulle università. Sembra infatti di vedere solo ragazzi, ragazzi che lavorano, che stanno al pubs, giovani famiglie che visitano luoghi.
Le donne sono 20 anni che sono uscite di casa, e non penso ci torneranno: le vedi in ogni luogo di lavoro e ho scoperto che in quel paese ci sono diversi monumenti e strade intitolate a loro. Inoltre, dal 1990 al 2011 l'Irlanda ha avuto un Presidente donna ininterrottamente per 21 anni: Mary Robinson, dal 1990 al 1997, prima donna a rivestire tale carica.

Poi Mary Mc Aleese, cui è passato l'incarico a fine mandato Robinson. E anche se il vero potere di governo è affidato al Primo Ministro, nominato dalla Camera e incaricato dal Presidente, due Presidenti donna per un periodo così lungo, rimangono un dato significativo. Purtroppo siamo indietro sul diritto femminile all'autodeterminazione riguardo alla libertà di scelta per la maternità, per ora negato alle donne irlandesi, cui è ancora vietato l'accesso all'aborto gratuito, sicuro e legale. Chi può permetterselo, va in Inghilterra a praticarlo.
Tuttavia, sembra tutto pensato per le famiglie, ognuna delle quali ha due o 3 bambini: come accade in altri paesi del nord, alle famiglie è riservata l'opportunità di accedere a servizi culturali (i bambini non pagano, o lo fanno in modo molto ridotto). Così mentre in Italia teniamo le famiglie in casa davanti a un monitor, in questi paesi le famiglie possono abitualmente andare anche ai musei, o passare le giornate in bellissimi parchi naturali, con ingresso gratuito. Loro sostengono il turismo interno e alimentano la domanda di cultura.
Noi chiudiamo i teatri, là sono attivi e aperti: lo spettacolo dal vivo è un culto da osservare  (lo trovi dal pub, agli alberghi, in autostrada...) con programmazione spesso volta al prodotto di genere (diffuso il musical irlandese), ma anche danza classica e musica folk, cui riservano anche festivals appositi in centri minori, come succede per il cinema e soprattutto per tutto ciò che concerne la letteratura (incontri e gruppi su libri, poesia, narrativa...). Ma c'è spazio anche per la Danza e il Teatro Contemporaneo, con spazi e progetti appositi  sostenuti da "Council of Arts of Ireland", amministrazioni cittadine e sponsors privati (che cofinanziano interi Festivals). Evidentemente a differenza di noi, loro sono riusciti a formare personale preparato per accedere ai bandi e fondi europei, e la cultura muovendo l'economia, ha un posto di primaria importanza nell' agenda politica del paese. Così facendo tengono in vita i luoghi, valorizzano le tradizioni, si aprono al contemporaneo, creano occasioni di lavoro,  e di circuitazione per i loro artisti e operatori culturali.
Da tempo infatti l'Irlanda attira nuovi autori (numerosi ad esempio i coreografi italiani scappati là), agevolano scambi su base reciproca, cosa che noi non facciamo finendo per subire aggressive colonizzazioni culturali da parte di paesi che si attrezzano meglio di noi alla promozione e distribuzione dei loro prodotti) e a dare solidità a esperienze artistiche autoctone.
E allora ok, enjoy! Dimentichi di essere così nauseata da hamburger e sandwich da non volerne vedere uno mai più. E guardi incredula questi irlandesi, poiché è inspiegabile come riescano a sopravvivere, anche se quasi obesi, con quel regime alimentare dissennato. E ti spingi oltre: li perdoni pure del fatto che vivano serenamente senza farsi il bidet. E questo francamente, è il mistero più grande di tutti.

giovedì 10 settembre 2015

Uomini e donne: un corso a Pisa

Differenze di genere o genere consapevole nella famiglia di oggi. Su questo tema si svolgerà, vicino al Calambrone (Pisa), dal 19 Settembre al 14 Novembre 2015, un Corso articolato in diversi fine settimana di incontri pratici e teorici e rivolto a Volontari attivi, Responsabili di associazioni di volontariato, Formatori volontari di OO.VV. 

Gli organizzatori lo presentano così: "Il genere rappresenta la costruzione sociale del sesso biologico. Se, da un lato, ciò consente agli individui di riconoscersi, dall'altro, questo li limita e li condiziona, creando molteplici disuguaglianze. Oggi si rende necessario promuovere un approccio nuovo alla differenza, che valorizzi la complessità, educhi alla relazione interpersonale e interculturale. Proporre un colloquio costruttivo al contrasto delle differenze oltre che alla conoscenza e alla consapevolezza dei mutamenti/cambiamenti, per rifuggire agli stereotipi dominanti."
L'iniziativa è promossa e sostenuta da Centro Italiano FemminileRegionale Toscano, CESVOT (Centro servizi volontariato toscano), ACLIi regionale, ANPAS, CAFRE Università di Pisa, CIF Pisa, CIF Livorno, Curiosamente, Dolmen Service.
Info: ciflivorno@gmail.com    

martedì 8 settembre 2015

Nel Corpo del mondo. Eve Ensler torna in Italia

di Simonetta Ottone • "Un’attivista conosciuta ovunque nel mondo, che ha combattuto tutta la vita per i diritti delle donne; che ha portato milioni di persone a ballare per le strade e nelle piazze, in un flash mob globale di protesta; che ha contribuito a fondare in Congo la Città della Gioia, un centro di accoglienza per donne violentate. 
Poi, in un giorno qualunque, un presentimento: qualcosa dentro di lei non sta funzionando come dovrebbe."   (Il Saggiatore)

Eve Ensler, autrice de "I monologhi della vagina" e di "Nel Corpo del mondo", sarà a Milano Domenica 13  Settembre al Teatro Elfo Puccini. Sarà l'occasione per incontrare, con lei, anche Lella Costa, Ada Lucia De Cesaris, Cecilia Strada e il Comitato di benvenuto organizzato da One Billion Rising Italia, che ha chiamato a raccolta le realtà attive nel movimento del VDay su tutto il territorio nazionale. 
Anche in Toscana ci muoveremo in diversi, per un confronto diretto con l'ispiratrice delle nostre iniziative e per curare al meglio la partecipazione a una campagna mondiale contro la violenza sulle donne che ha raggiunto negli anni azioni e numeri importanti. Ecco alcune parole che Eve fa precedere alla sua imminente venuta in Italia (La Repubblica, 6 Settembre 2015).
 "L’Ufficio della Schiavitù Sessuale A Yanar e alle mie sorelle in Iraq e in Siria
Penso al listino del mercato delle schiave sessuali dell’ISIS in cui donne e bambine sono prezzate come il bestiame. L’ISIS ha dovuto calmierare i prezzi per timore di un calo del mercato: 40 dollari per le donne tra i 40 e i 50 anni, 69 dollari per le trenta-quarantenni, 86 per le venti-trentenni fino a 172 per le bimbe da 1 a 9 anni. 
Le ultra-cinquantenni non compaiono neppure in lista, considerate prive di valore di mercato. Vengono gettate via come i cartoni di latte scaduti. Ma non ci si limita ad abbandonarle in qualche fetida discarica. 
Prima probabilmente vengono torturate, decapitate, stuprate, poi gettate su un cumulo di cadaveri in putrefazione. 
Penso al corpicino in vendita di una bambina di un anno, a un soldato trentenne corpulento, affamato di guerra e di sesso che la compra, la incarta e se la porta a casa, come un televisore nuovo. Cosa proverà o penserà scartando quella carne bambina e stuprandola con un pene delle dimensioni del suo corpicino? 
Penso che nel 2015 sono qui a leggere un manuale online sul modo corretto di praticare la schiavitù sessuale, con tanto di istruzioni e regole puntigliose su come trattare la propria schiava, pubblicato da un’istituzione molto ben organizzata(l’Ufficio della schiavitù sessuale) di un governo canaglia, incaricata senza alcun imbarazzo di regolamentare gli stupri, le percosse, l’acquisto e la riduzione in schiavitù delle donne (…)  Sono arrivata così a pensare all’amore, a come il fallimento di questo secolo sia un fallimento dell’amore. Cosa siamo chiamati a fare, di che cosa siamo fatti tutti noi che siamo in vita su questo pianeta oggi. Che tipo di amore serve, quanto deve essere profondo, intenso e bruciante. Non un amore ingenuo sentimentale neoliberale, ma un amore ossessivamente altruista. Un amore che sconfigga i sistemi basati sullo sfruttamento di molti a vantaggio di pochi. Un amore che trasformi il nostro disgusto passivo di fronte ai crimini contro le donne e l’umanità in una resistenza collettiva inarrestabile. Un amore che veneri il mistero e dissolva la gerarchia. Un amore che trovi valore nella connessione e non nella competizione tra noi. Un amore che ci faccia aprire le braccia ai profughi in fuga invece di costruire muri per tenerli fuori, bersagliarli con i lacrimogeni o rimuovere i loro colpi enfiati dalle nostre spiagge. Un amore che bruci di fiamma viva tanto da pervadere il nostro torpore, squagliare i nostri muri, accendere la nostra immaginazione e motivarci a uscire infine, liberi, da questa storia di morte. Un amore che ci dia la scossa, spingendoci a dare la nostra vita per la vita, se necessario. Chi saranno i coraggiosi, furibondi, visionari autori del nostro manuale di amore rivoluzionario?"

martedì 1 settembre 2015

Contro la violenza di genere: a Lucca 3 incontri gratuiti di formazione per assistenti sociali

A Lucca, in collaborazione con Dire contro la violenza, un ciclo di 3 incontri, a partecipazione gratuita, rivolti ad assistenti sociali, intesi ad arricchire la formazione specialistica e a condividere buone prassi per rendere più agevole ed integrato l’intervento di sostegno alle donne, per migliorare le politiche di prevenzione e contrasto della violenza maschile. Qui il programma completo.

L'iniziativa interpreta l'indicazione della Convenzione di Istanbul che afferma “la necessità di promuovere cambiamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’inferiorità della donna”.  La violenza sulle donne è infatti un fenomeno strettamente connesso ai meccanismi di potere e di controllo nelle relazioni tra uomini e donne, e all’incapacità maschile di accettare e riconoscere la libertà e autonomia femminile. 

L’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Toscana riconosce 13 crediti formativi agli operatori che parteciperanno agli incontri, che avranno luogo nelle date 11 settembre, 19 settembre e 2 ottobre 2015, h. 8,30 – 14,00, presso il Palazzo Ducale, Cortile Carrara, Lucca. Le domande saranno accettate fino ad esaurimento dei posti disponibili. Sarà data priorità a coloro che operano sul territorio provinciale in ordine alla data di presentazione delle domande. 
Destinatari/e: i soggetti che costituiscono la rete presente sul territorio provinciale, di tutela e presa in carico delle donne vittime di violenza. Richiesta di iscrizione entro e non oltre il 7 settembre 2015, inviando l’apposito modulo  a: centro.po@provincia.lucca.it • oppure fax 0583 417334
Info: Provincia di Lucca, Servizio Politiche Giovanili, Sociali e Sportive. Politiche di Genere, Centro Pari Opportunità; Cortile degli Svizzeri 2 Lucca Tel 0583 417489 Fax 0583 417334