giovedì 26 maggio 2016

Quando la Politica era una vocazione. Intervista a Mila Sanna

di Simonetta Ottone • Ci siamo trovate a Roma, alla Camera dei Deputati, io e Mila SannaAvevamo un appuntamento importante per la nostra professione, visto che Mila è la Presidente di APID (Associazione Professionale Italiana DanzaMovimentoTerapia).

Si sono presentate molte personalità, ma alcune non potevano trattenersi a lungo perché si votava quel giorno in Parlamento. Ci ritroviamo in taxi parlando di quelle assenze Eh, lo so come va. Mio nonno faceva politica, quando farla non ti conveniva mai. Era uno di quelli che dalla politica non voleva niente, e non mancava mai a un appuntamento!, dice Mila. 
Entriamo in un bar, per ripararci dal caldo dell’estate romana; dobbiamo finire di parlare di alcune cose, ma nell’attesa delle colleghe, le chiedo meglio:

raccontami di tuo nonno. 

Lei sorride: Sono cresciuta sotto gli insegnamenti di mio nonno, politico e combattente, mi ha fin da piccola insegnato a credere nei valori di solidarietà e collaborazione tra le persone, a credere nel coraggio di combattere per obiettivi importanti, sia sociali che individuali, a tener duro di fronte alle difficoltà, ad aiutare sempre gli altri, a cercare l’integrazione e non la separazione, a essere onesti. Passavo intere giornate con lui, mi esortava a sviluppare la mia creatività; fin da piccola disegnavo bene e lui metteva via con cura tutte le mie “opere” fin dai primi scarabocchi, rendendoli importanti. Mi faceva ascoltare musica classica, mi ha fatto fare danza, ginnastica e pattinaggio; io volevo fare il cow boy e andare a cavallo, ne volevo uno e lui mi prendeva in giro dicendomi che non avrei potuto portarlo in ascensore! Mi leggeva poesie prima che io imparassi a leggere, le mie prime favole sono state i Miti, il labirinto del Minotauro il re Minosse, la medusa e Perseo.
Aveva idee rivoluzionarie, era stato in carcere sotto i fascisti, fatto la resistenza partigiana, fondato insieme ai compagni il partito comunista, diventato vicesindaco di Milano. Non voleva l’autista del Comune, né privilegi per il suo ruolo politico, e sosteneva la crescita dei giovani.
Ricordo casa nostra piena di uomini politici con cui io giocavo a nascondino (con Pajetta, Terracini, Longo, Cossutta era il suo autista), il presidente dell’allora FGC veniva insieme ai giovani a sentire le sue parole e i suoi consigli. Mio nonno diceva che il mondo doveva essere dei giovani e che loro avrebbero cambiato il Paese. In casa c’erano anche spesso artisti e musicisti, lui e mia nonna amavano le arti. Al suo funerale tutto il partito c’era, e anche le parole di Berlinguer. Avevo 17 anni, è stato il mio primo gravissimo lutto. Da grande faccio la psicoterapeuta, la danzamovimentoterapeuta e l’arteterapeuta, lavoro coi Miti e col linguaggio simbolico, mondi che mi appartengono e a cui sento di appartenere da sempre.

• Le donne di casa tua, che ruolo avevano?
Mia madre era marchigiana ha conosciuto mio padre ufficiale che prestava servizio nelle Marche si sono sposati e si è trasferita a Milano ad abitare per un periodo coi miei nonni. La sua vita è stata trasformata dall’incontro con Milano e con una famiglia di politici atei e rivoluzionari. Lei era molto bella e aveva l’aspirazione del cinema e del teatro che per un lungo periodo ha vissuto anche in termini professionali ma che con la nascita di mia sorella e poi mia  ha abbandonato a malincuore. Ricordo i suoi racconti di quando lavorava in teatro con Giorgio Albertazzi, o al cinema in qualche piccola parte. Mio nonno non apprezzava molto questa scelta ma la sua democraticità  permetteva alle persone di famiglia di fare le proprie scelte, anche se mi ha preservata dal seguire quella strada, dicendo che io ero destinata ad altro. Mio padre era colto e onesto, seguiva la cultura e nonostante nell’esercito continuassero a dargli promozioni lui le ha sempre ignorate e ha scelto altre professioni. Erano gli anni in cui sono nate le prime assicurazioni e lui e mio nonno avevano aperto un’agenzia; mio nonno  con le sue idee non ha mai favorito né creato raccomandazioni per il figlio rispetto a occupazioni professionali, rifiutando di sfruttare il suo ruolo politico e lasciando che mio padre trovasse le sue soluzioni da solo. Ovviamente non è stato facile per mio padre avere un padre della portata di mio nonno e la sua non è stata una vita di promozioni o carriera ma è stato sempre un buon padre e per me un modello che mi ha aiutata nello studio e nella perseveranza.
• Cosa era la politica per i tuoi nonni e per quella generazione?
Era un impegno sociale e umano completo. C’era la guerra, la Resistenza partigiana, la lotta per la Democrazia e la Libertà. Ciò comportava l’unione di intenti, la collaborazione, l’aiuto reciproco e il sacrificio, anche della propria vita. I miei nonni hanno lasciato la Sardegna molto giovani, erano dei ribelli, considerati tali in quanto lasciarono tutto, rinunciando ai loro averi e alle famiglie di origine per venire in Continente e lottare nella Resistenza partigiana.
Mio nonno fece carriera politica, ma rimase un modesto rappresentante di commercio. Venne perseguitato e incarcerato come politico, arrestato più volte, e diventò capo dei gruppi di resistenza, organizzando la rete clandestina del Partito comunista milanese, fu anche spedito in campo di concentramento. Direttore di Rinascita, fu vice sindaco della prima amministrazione democratica del capoluogo lombardo dopo la Liberazione. Si rifiutò di firmare la domanda di grazia e di dichiarare il falso per riacquistare la libertà. Mia nonna lo affianca in tutto il suo percorso, mentre lui è in carcere con Gramsci, lei porta le lettere e le comunicazione ai compagni e in seguito con ancora il figlio piccolo (mio padre) continua ad essere attiva in clandestinità mentre porta avanti la famiglia da sola. I loro ideali erano alti e dolorosamente conquistati.
• Il ruolo delle donne in quel contesto e i ruolo delle donne oggi.
Le donne in quel periodo erano eroine in ogni grado e modo di esprimerlo, a casa, tra i monti o in città, al lavoro o a scuola, come madri o figlie, sorelle o amiche. Erano Donne che integravano nel loro femminile la lotta e l’impegno sociale  e politico.
Integrare i valori della famiglia , la maternità e la gestione del quotidiano con il dramma della guerra, delle perdite, delle morti e del sacrificio ha segnato profondamente l’Anima delle Donne. La ricostruzione di un Paese è un’esperienza unica e cambia la vita in tutti i suoi aspetti e credenze.
Oggi è uno scenario difficile da immaginare se non nei ricordi e nella memoria storica. Oggi il mondo occidentale deve pagare il prezzo del mercato, i valori sono cambiati, la società è cambiata, oggi la ricerca del ben essere spesso è purtroppo distorta dalla ricerca di un benessere plastificato, dove si nega ciò che non piace, la vecchiaia, la morte, la malattia,.. oggi si cerca l’eterna giovinezza e la soddisfazione dei bisogni personali, più che di quelli collettivi. Ovviamente non è per tutti così, ma le eroine sono diverse oggi anche se si vede in loro lo stesso antico soffio della creatività, capace di sconfiggere  l’iper–benessere, l’iper-consumismo, l’iper-autorealizzazione, l’iper.-autoreferenzialità, l’iper–egocentrismo, per rivolgersi alla collettività r all’unione tra i diversi. Oggi le guerre sono diverse, implacabili e terrificanti come sempre. I mezzi di comunicazione avanzati contemporanei permettono di essere sempre connessi col mondo ma anche di poterne facilmente prendere le distanze e sentirsi presenti ma lontani soprattutto dalle tragedie umanitarie  che invadono il mondo. Oggi il ruolo delle Donne potrebbe tornare ad esser di protagoniste della storia e del cambiamento, spostando le macerie di una storia maschile e autoritaria, mirata alla vincita personale e trasformarla in una nuova forza innovativa.
• Cosa vedi oggi in ambito di cultura politica?
Vedo che qualcosa sta cercando di cambiare, certo bisogna dare rinforzo a questo anelito che spinge in avanti, vedo che più donne giovani si sono affacciate alla politica e sono presenti sulla scena delle poltrone incollate al deretano di vecchi uomini, vecchie opinioni, vecchi preconcetti, vecchi sodalizi che non vogliono rinunciare ai benefici ottenuti da troppi anni. Non sono d’accordo con la critica sempre e per forza, senza che questa sia costruttiva.. è un antico modo per lasciare le cose come stanno e non cambiare. Tutto ciò che viene bloccato non permette di avanzare, se si sbaglia ma si è in movimento ci si può correggere, ma se si sta fermi tutto resta com’era.
• Cosa è necessario ai nostri giorni?
Che la politica cambi, che grandi sistemi di potere non siano più alimentati, che si faccia cultura a tutti i livelli, a partire dalle scuole della prima infanzia, nelle famiglie, quelle di prima e quelle di oggi, che nella cultura dell’integrazione e della Conoscenza si nutrano i bambini, e gli adulti siano messi in grado di svolgere il loro ruolo di genitori e cittadini.
A livello professionale e lavorativo, in ogni campo e ambito, va insegnato questo mantra universale, in cui ogni disciplina, professione o campo di ricerca sia nutrito dalla Costituzione del Cittadino del Mondo. L’operaio ( se mai ce ne fossero ancora),   il medico, lo scienziato o il ricercatore,  il tecnico o l’insegnante, qualunque professione deve avere una matrice comune in cui i valori fondamentali siano chiari al di là della specificità del campo di intervento.
Per quanto riguarda la mia professione, sono un clinico e mi occupo di cura delle persone, sostengo che la salute mentale debba essere un bene per tutti e gratuita per le fasce deboli e un diritto di tutti, perché non c’è distinzione tra la salute fisica  e quella psichica. Solo dallo loro integrazione può nascere un vissuto pieno e compiuto di Salute, che riconnetta l’Anima al Corpo, nutrendo la nostra capacità di investire nel mondo.