di
SIimonetta Ottone • Quando si dice
Milano. Il Gusto delle Artiterapie, programma di iniziative svoltesi in una quattro giorni senza soste
(dal 25 al 28 Giugno), in occasione di ExpoincittàTu, ha visto la
cooperazione di almeno sette enti nazionali privati impegnati nelle
artiterapie, 120 iniziative dislocate in quasi dieci strutture pubbliche,
svariate realtà del privato sociale in partecipazione attiva, centinaia di
persone che hanno avuto accesso gratuito a esperienze di educazione all'arte,
alla cultura, alla Salute, di qualità alta e certificata, grazie al lavoro
volontario e gratuito dei professionisti coinvolti. Una moltitudine umana, variegata e collegata,
nel centro di una Milano storica e a dimensione umana.
Un mare di donne
che lavorano insieme.
E il Comune di Milano (Zona 1), il cui Presidente trova parole utili a valorizzare questa vitalità che mette in rapporto e genera salute e gioia. Capacità di reagire, insieme alle Istituzioni.
Poi
torni qua.E il Comune di Milano (Zona 1), il cui Presidente trova parole utili a valorizzare questa vitalità che mette in rapporto e genera salute e gioia. Capacità di reagire, insieme alle Istituzioni.
Nella
testa ti girano domande come ritornelli: perché non riusciamo anche noi a
progettare insieme, a cooperare, a investire in un programma comune, a nutrire
fiducia e curiosità, senso di confronto all'interno di un codice etico di
comportamento comune e condiviso?
Allora
ti guardi intorno, e proprio vicino a te vedi ad esempio che la locale Istituzione
comunale per la cultura ha lo stesso Direttore Artistico dal 1997, che in quasi
20 anni è stato messo in grado di ricoprire contemporaneamente più incarichi di
vertice nella cultura di tutta la provincia. Strutture e soldi pubblici per
prosperare e per, nonostante tutto, tenere chiusa per buona parte dell'anno la
locale Sala Spettacolo per "mancanza di fondi": un intero territorio
di quasi due decine di migliaia di abitanti
deprivato di Cultura. Le Associazioni locali, infatti, non potendo
accedere all'unica Sala gestita sempre dall'eterno
Direttore, non hanno né interlocutori, né strutture dove svolgere le loro
attività a costi "sociali".
Poi
guardi meglio e vedi che proprio il figlio dell' Assessore alla Cultura della
medesima amministrazione lavora proprio lì. Abbiamo capito bene: la persona che
ricopre il duplice mandato di Assessore e di Presidente dell'Istituzione
Comunale include nei progetti da essa stessa valutati promossi e finanziati da
soldi pubblici in strutture pubbliche, il proprio figlio. In Toscana, nel 2015.
Ma
l'italietta che supera anche quella rappresentata nei film di Alberto Sordi, ci
riserva incredulità a piene mani. La vera chicca di questo quadro tirrenico, è
il Sindaco che fa aprire quella sala sempre chiusa e la dà (evidentemente la
considera "roba" sua) alla fidanzata che ci presenterà uno spettacolo
d'intrattenimento amatoriale, oltretutto a pagamento.
Tutti
applaudono, Giunta e Consiglio Comunale compresi, e il piccolo Comune è
finalmente felice. Diciamo:
non credo che tutto questo potrebbe succedere con tutta questa naturalezza e
becera approvazione laddove c'è vigilanza,
presenza e partecipazione di cittadini e operatori di settore, a più
livelli.
In
questo squallore, purtroppo, uomini e donne si uniformano, livellandosi al
basso. E
il populismo trionfa.
Non
poteva che essere così, avendo come guida e esempio una classe
"dirigente" in preda non solo a un inimmaginabile analfabetismo
politico, ma completamente sprovvista del più elementare senso civico.
E
allora sì: per 20 anni il conflitto d'interesse nel paese ce l'ha avuto solo
uno, perché così molti italiani si sentivano autorizzati a agire, anche nel
piccolo dove tutti ti vedono, in conclamato conflitto d'interesse, perché come
dicono al bar prima di andare al mare (attività che richiede il full time da
queste parti) "Questa è la politica, bimba mia! O ci stai, o non ci
stai!". Si
parla della politica di provincia, che porta all'asfissia il pluralismo
culturale, a piangere miseria al nord o a chi si impegna per procedere
"dritto e spedito", la politica dei "rottamatori se
conviene" e di quelli che se ne vanno.
Quella
in cui trionfa l'individualismo e il personale si nasconde sotto al politico, a
fini utilitaristici, quella dove "mors tua vita mea: ora tocca a me, mi
prendo tutto io".
Roba
che divide i luoghi in predatori e predati,
in furbi e fessi, in vincenti e perdenti. E genera sfaldamento sociale, cinismo e odio. Un
odio così arcaico, di tutti per tutti, così vecchio, così putrescente, così
machista. Così fallimentare.
Dunque
un motivo in più, nonostante tutto, per reagire, per guardare lontano e provare ad accorciare le distanze che, prima di
tutto, sono mentali.
E questo lo
sanno bene le donne,
queste professioniste che in un caldo fine settimana estivo hanno lasciato
tutto, hanno preso i bagagli e sono andate a Milano, solo per confrontarsi con
altre realtà, e scambiarsi metodi, opportunità, idee.
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