venerdì 14 novembre 2014

Simona Volpi

Mi chiamo Simona Volpi e da oggi contribuirò al blog toscano della Rete-Blog Politica Femminile, accettando con piacere l'invito di questa rete; cercando di focalizzarmi soprattutto su tematiche inerenti il lavoro.
Dopo la Laurea in Giurisprudenza mi sono specializzata in Gestione delle Risorse Umane, Diritto del Lavoro e Pari Opportunità, lavorando per 15 anni in Agenzie per il Lavoro e Aziende come recruiter, formatore e amministrazione del personale. 
Da tempo mi occupo delle problematiche inerenti il ruolo della donna nel settore del Diritto del Lavoro, ho partecipato a Seminari e Convegni sul tema ed ho collaborato a gruppi lavoro della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Livorno.
Inoltre ho avuto modo di svolgere studi di settore per conto di un'Ente di Certificazione che promuoveva uno standard al femminile quale modello da applicare nelle aziende certificate nella qualità
E' proprio grazie a questa esperienza, di lavoro e di studio, che ho iniziato, sempre più, a chiedermi perchè il nostro modello aziendale sia così poco attento al ruolo della donna nel mondo lavorativo, rigido nei suoi orari e modalità; anche se a volte magari riconosce tutele non conformi alle esigenze aziendali...
Il confronto con altri Paesi, specie del Nord Europa è disarmante, siamo ancorati ad una mentalità aziendale da superare e per questo credo che occorrerebbe anche tanta formazione imprenditoriale e non solo nuove leggi al riguardo: soprattutto nel settore privato, non occorre che ci siano norme che permettano flessibilità di orari, affiancamento della donna che rientra dalla maternità, o altre complicazioniNaturalmente molte di queste questioni le ho vissute in prima persona spesso, troppe volte.
Se poi andiamo a vedere nello specifico della città di Livorno, troviamo gravi problemi già solo nell'accesso al mondo del lavoro da parte delle donne: le quali spesso, anche se laureate o diplomate, si devono accontentare di lavori al di sotto del loro livello, più di quanto capiti ai colleghi maschi. Chi invece un titolo nemmeno ce l'ha rischia ancora di più di passare da un lavoro all'altro senza potersi creare una professionalità, aumentando le insicurezze future.
Nella mia esperienza di selezione del personale però, più di ogni altra cosa mi hanno fatto riflettere le donne madri senza lavoro fisso, che proprio per questo non hanno la possibilità di tenere i bambini al nido o materna per cui devono barcamenarsi tra mille ostacoli per poter lavorare qualche ora a chiamata, senza pensare poi ai periodi di vacanza scolastica, in cui devono rinunciare anche alle poche ore di lavoro ottenuto, perchè non sanno dove lasciare i bambini.
Insomma, c'è tanta strada da fare. L'auspicio è trovare da una parte più forza nello stringere più relazioni con le donne che hanno valide proposte, dall'altra che cresca una cultura aziendale sensibile e preparata (e attenzione, spesso sono anche le donne imprenditrici ad adottare un modello prettamente maschile nell'organizzazione del lavoro): per portare anche la nostra Italia ad essere più produttiva e competitiva, permettendo a tutti e tutte di lavorare, e di poterlo fare nel migliore dei modi.

1 commento:

  1. Condivido l'analisis e ritengo sia necessario diffondere tutti gli istrumento che sono a garanzia dello sviluppo delle donne per ottimizarli con delle segnalazione -buone pratiche cindividere le nostre esperienze esiti e fallimenti di tutte le Consigliera delle Oari Oportunità a livello regionale, province e comuni al fino riuscire nella lotta per i diritti delle donne al lavoro,familia, formazione tempo libero cultura .

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