di Simonetta Ottone Ci sono state le elezioni provinciali in Toscana. Elezioni con modalità particolari, a elettorato ristretto, che danno una visuale parziale. Comunque, per le province di Livorno, Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa, Arezzo, risultano 6 Presidenti uomini contro 1 sola Presidente donna. Sono quasi tutti Sindaci, e secondo l'ANCI toscana nel Maggio 2014, su 691 candidati a Sindaco, 549 erano uomini (79,5%) e solo 142 donne (20,5%). Non a caso trovare Comuni in Italia guidati da un Sindaco donna è impresa quasi impossibile. Vado a Firenze e vedo che il Consiglio Metropolitano (nato con regole altrettanto particolari simili alle elezioni provinciali), conta 13 uomini e 5 donne. Mentre in Consiglio Regionale gli uomini sono 45 e le donne 10; un po' meglio solo in Giunta regionale: con 6 uomini e 4 donne. Ma, evidentemente, gli uomini scelgono gli uomini.
Un po' come gli editori, i cui vertici spesso sono maschili, pubblicano più facilmente scrittori uomini.
Insomma, a parità di meriti o con un vantaggio per le donne (non foss'altro perché studiano di più), appare una scelta più sicura, meno discutibile, dare credito a un uomo. E investire su lui, nella speranza di un ritorno certo (?) e immediato (?). Sicuramente conformistico.Sono tanti i campi in cui questo emerge, con il suo corollario di contraddizioni.
Poi
ci siamo noi in Europa. Gala Leon, ex tennista, è stata nominata capitano della
squadra di tennis della Davis; i giocatori
uomini di cui è a capo si sono ribellati al suono di "gli spogliatoi non sono
posti per donne". Gala Leon è costretta con loro a dare spiegazioni sul
suo incarico, ma si rifiuta di lasciarlo o modificarlo, dicendo "Non mi
scuserò di essere una donna".
Voci affermano che Gala Leon non è stata una grande tennista, per cui non può pretendere tutto questo rispetto, cosa che sarebbe andata "d'ufficio" a un uomo.
Voci affermano che Gala Leon non è stata una grande tennista, per cui non può pretendere tutto questo rispetto, cosa che sarebbe andata "d'ufficio" a un uomo.
Già, quando non ci sono buoni argomenti, agli uomini conviene fare i detrattori
dei meriti delle donne. Perché "sono i meriti, non il genere, ciò che è
importante e è riconosciuto. Non le quote rosa o i posti per legge. Le pari
opportunità ci sono, su base meritoria. Altrimenti sono temi vacui e dannosi,
proprio per le donne", mi scrive con arrogante sicurezza un dotto
conoscente studioso, improvvisamente preoccupato delle sorti del talento
femminile.
Sì
perché, io sono femminista nella misura in cui mi manifesto consapevole di
essere cresciuta in una cultura maschilista e sento il bisogno di riequilibrare,
in modo critico. Sono semplicemente un prodotto della mia educazione, per
contrasto.
Serve
così poco per essere femminista, e per amare profondamente gli uomini - ma
da pari.
Non
è facile, però. Perché già nel momento in cui non esprimi loro sudditanza
fattiva o psicologica, e lo fai in modo civile, loro si agitano, si compattano
nemmeno avessero quattro anni, e ti attaccano insieme. Sei tu il nemico che
vuole scardinare un ordine precostituito e in quanto nemico devi essere
ridicolizzato, sminuito, in qualche modo abbattuto. Come dire: siamo uguali per
forza, perché nego che ci succedano cose diverse, e questo è quanto basta.
Semplice. Voi non siete visibili come noi, nei vari ambiti, perché è un fatto
di meriti. Dunque noi, non meritiamo abbastanza.
Può
essere; ma
non mi risulta. Sono
sempre stata alla larga dalle ideologie, principalmente perché mi annoiano. Ho
bisogno di misurarmi concretamente, libera da cerotti mentali. Questo non piace
a tutti.
Ma
torniamo al fossilizzato mondo dei partiti e della politica. A
cominciare dagli elettori, che cercano nei loro rappresentanti soprattutto una
conferma identitaria. Intanto, la massa elettorale femminile spesso è
numericamente maggiore. Si presume quindi sia ben rappresentata. Finora no,
visto che la politica è un ambito in cui gli uomini hanno prosperato e creato
imperi personali.
Il
2013 ha finalmente visto entrare nel Parlamento italiano più donne e giovani.
Un fenomeno senza precedenti: le parlamentari sono quasi un terzo dei
parlamentari eletti, con un aumento superiore a dieci punti percentuali
rispetto al 2008 e quasi un raddoppio rispetto al 2006. Gli sforzi di PD e M5S
hanno permesso l'inserimento di donne per un buon 38% e le parlamentai italiane
sono in tutto il 31%.
• All'estero
scopro che il numero maggiore di parlamentari donne spetta alla Spagna (38%) e
alla Germania (32%). L'Italia si trova addirittura davanti a paesi come la
Francia (25%), la Gran Bretagna (22%) e USA (solo 18%).
• Riguardo
al Parlamento europeo la sessione di apertura del 2014 vede la presenza delle
donne al 37%.
Bene,
a volte bisogna ricalcolare dove siamo. Soprattutto quando tutto congiura per
confonderti. Siamo
su una Via che forse è la strada maestra.
Soprattutto
se le donne in politica saranno sempre meno immagine e porteranno una qualità e
un contenuto diversi, un pensiero autonomo, ricordando le donne invisibili
fuori dal Parlamento, pretendendo un confronto decente da parte degli uomini e
forse, anche dovuto. La loro politica in fondo, ha ampiamente dimostrato, per
come la conosciamo, la sua inadeguatezza e nocività rispetto allo sviluppo
della società. Finora la politica ha rispecchiato la società, soprattutto nei
paradossi; non solo non l'ha guidata, ma si è inserita nelle sue falle,
ampliandole in modo grottesco. Ha fallito il suo pretenzioso ruolo di visione
globale.
Ma
in quel settore, come in altri dove la presenza dell'uomo è preponderante e dà
un taglio, gli ostacoli sono molti, perché gli uomini si barricano e non
mollano un centimetro e tu non puoi sempre faticare al quadrato rispetto a
loro. E' la solitudine del maratoneta su lunga distanza, quella che viene
richiesta alle donne per farsi perdonare il desiderio di valorizzare le proprie
attitudini e capacità, come fa di diritto un uomo.
Il
grande rimosso collettivo è questa disparità, è l'impossibilità di ammettere
che, per come siamo socialmente organizzati, alla donna viene richiesto
l'impossibile per essere centrale e determinare scelte nella realtà in cui
vive. [E a volte le donne l'impossibile lo fanno… a quanto pare è grazie a loro che l'avanzamento dei combattenti di Isis ha subito un rallentamento].
E questa verità, si deve poter dire a voce alta, senza temere alzate di scudi tanto imbarazzanti quanto ingiustificate.
Perché l'emancipazione delle donne dipende dall'emancipazione degli uomini.
In questo, come in altri fatti della vita, siamo indissolubilmente legati gli uni agli altri.
E a volte le donne l'impossibile lo fanno… a quanto pare è grazie a loro che l'avanzamento dei combattenti di Isis ha subito un rallentamento.
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