Com'è possibile che una presunta sindrome non riconosciuta dalla comunità scientifica trovi spazi di affermazione nei tribunali italiani, con pericolose conseguenze su donne e bambini? Venerdì 23 febbraio 2018 a Lucca una conferenza stampa di DiRe denuncia il drammatico impatto delle diagnosi di PAS, Sindrome di alienazione parentale, nei casi di donne che ricorrono alla giustizia dopo aver subito atti violenti dai loro partner.
Nello stesso giorno il Tribunale di Lucca decide il destino di un bambino di 9 anni che, in base a un provvedimento già assunto dal medesimo Tribunale, rischia di essere allontanato dalla madre, ritenuta "impeditiva" della relazione del minore con il padre. Ma troppo spesso i tribunali tendono a confondere la violenza con il conflitto di coppia: cioè una condizione che presuppone un rapporto alla pari, che non esiste quando c'è violenza maschile contro la donna. In questi casi è vietata anche la conciliazione o mediazione, le quali, invece, vengono spesso imposte dal servizio sociale (o da altre professionalità che intervengono in ambito giudiziario, nella forma di consulenze tecniche d'ufficio o CTU), proprio perché non viene tenuta in considerazione la violenza subita da una donna.
Anche quella di Lucca è una vicenda paradigmatica di un diffuso comportamento giudiziario, che lede gravemente i diritti delle donne, ha un impatto drammatico sul benessere e la sicurezza dei minori e contrasta con la Convenzione di Istanbul. Questa prevede espressamente, infatti, che nello stabilire i diritti di visita o di custodia dei figli non vengano compromessi "i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini".
Sono molteplici gli studi scientifici, anche internazionali, che dimostrano non solo la contraddittorietà di un obbligo di mediazione, ma anche quanto sia pericoloso in caso di violenza intrafamiliare, perché non si tiene conto del fatto che i bambini che hanno assistito ai maltrattamenti del proprio padre sulla propria madre rifiutano di vedere il genitore maltrattante perché hanno paura. Dobbiamo ricordare il caso terribile di Federico Barakat per dimostrare quanto spesso abbiamo ragione ad averne? I bambini vanno ascoltati. In questi casi, invece, non si riconosce il trauma dei bambini e delle bambine ma si colpevolizza la madre - peraltro vittima di violenza - e la si ritiene responsabile di comportamenti definiti come atti di alienazione parentale; il tutto in un quadro informativo che è di grande confusione.
È quanto è successo anche nel caso in esame al Tribunale di Lucca.
Di tutto questo parleranno all'Hotel San Luca Palace (Via S. Paolino 103, h. 11): l'avvocata Manuela Ulivi (Casa delle donne maltrattate di Milano), Nadia Somma (Associazione Demetra donne in aiuto, Lugo), e Giovanna Zitiello (presidente Associazione Casa della Donna di Pisa).
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