di Simonetta Ottone • Le ho viste più volte
suonare. E ogni volta mi commuove quella capacità di presentare la loro musica
in modo puro, diretto, senza fronzoli. Compromesso. Arrivano dritte al punto, queste quattro donne
dal suono graffiante e innamorato.
Voce, chitarra, basso e batteria, ciò che
serve al rock, e ciò che ci hanno messo a disposizione laddove, qua in Toscana,
volevamo parlare di noi, dare voce e gambe alle donne che con il loro impegno e
la loro arte imparano ogni giorno a conquistarsi quello spazio che ancora non c’è.
Le ho di fronte a me, quattro
visi sorridenti e schietti, un filo di trucco stropicciato dalle ore, abbigliamento
da gioventù disincantata, quella gioventù che non ha trovato molto davanti a sé,
e ha imparato a non illudersi. Durante l’ultimo concerto infatti la cantante,
una ragazzona, voce decisa, movimenti forti e gentili, dice semplicemente “Aiutateci
a realizzare un sogno. Quello di continuare a raccontarvi storie”. Mi rivolgo a
loro, prima che tornino in prova:
• Chi
sono le Missteryke?
Siamo una
band di quattro donne che hanno fatto del rock la loro prerogativa
espressiva: Monia Mosti (voce), Simona Tarantino (batteria), Greta Merli
(chitarra, di recente endorser dello storico marchio italiano Eko), Stefania
Brugnoni (basso). Musiciste e autrici dei brani autografi del loro
repertorio.
• Perché una rock band tutta al femminile?
Una casualità direi,
una serie di coincidenze che poi diventano una
sfida. Le Missteryke nascono dal desiderio di alcune amiche di unirsi e
intraprendere un percorso insieme attraverso la musica. In questo clima di
amicizia e condivisione, siamo arrivate fino alla formazione attuale che
comprende ancora le fondatrici Stefania e Simona, due colonne portanti, due
riferimenti per il gruppo. Nel tempo è capitato che la formazione si rinnovasse
con donne e alla fine è stato importante mantenere fede al nome della
band…direi che perderebbe di significato con la presenza di un uomo…
• Come nasce la vostra musica?
dalla necessità di raccontare storie di vita vera, incontrate, ascoltate e in alcuni casi vissute. Il nostro genere potrebbe essere definito “rock sociale”, perché alla fine, nel racconto, ci piace sempre portare una denuncia, fatta di immagini, di persone e di occhi, che non giudicano, ma che si schierano dalla parte di chi sta vivendo un sentimento. E’ più forte di noi: nel sangue di una donna crediamo ci sia la necessità di guardare e vivere profondamente tutto, fino quasi a farsi male, per poi gridarlo e condividerlo. Scriviamo insieme, nel senso che spesso l’idea musicale o testuale parte da una di noi, ma poi viene cresciuta all’interno del gruppo, provata, riprovata e pensata insieme, fino a che non corrisponde a quello che vogliamo dire.
dalla necessità di raccontare storie di vita vera, incontrate, ascoltate e in alcuni casi vissute. Il nostro genere potrebbe essere definito “rock sociale”, perché alla fine, nel racconto, ci piace sempre portare una denuncia, fatta di immagini, di persone e di occhi, che non giudicano, ma che si schierano dalla parte di chi sta vivendo un sentimento. E’ più forte di noi: nel sangue di una donna crediamo ci sia la necessità di guardare e vivere profondamente tutto, fino quasi a farsi male, per poi gridarlo e condividerlo. Scriviamo insieme, nel senso che spesso l’idea musicale o testuale parte da una di noi, ma poi viene cresciuta all’interno del gruppo, provata, riprovata e pensata insieme, fino a che non corrisponde a quello che vogliamo dire.
• Quali spunti o riferimenti in ambito culturale e artistico?
tanti riferimenti
musicali, direi, perché siamo quattro e siamo donne, e nel nostro sound, nelle
nostre melodie, nei nostri Riff si ripercorrono le influenze musicali e culturali di quattro vite. Greta, Stefania e
Simona da buone strumentiste sono cresciute con il rock; dall’hard rock degli anni
70 hanno preso groove e Riff
(Led Zeppelin, Deep Purple, Pink Floyd…). Naturalmente anche il rock anni 90
(Rem, Red Hot Chili Peppers, Radiohead…) è passato dalle orecchie e dalle mani
delle Missteryke portando anche sonorità più Brit. Monia poi ci ha portate nel
mondo italiano che molto ama e conosce, e che naturalmente ascoltiamo e
studiamo tutte, essendo la lingua unica che abbiamo scelto per le nostre
canzoni. Potremmo citare Litfiba, Marlen Kuntz, Elisa, Consoli, Nannini, Gazzè…. ma
molti molti altri. Ci sentiamo inoltre in debito con figure di donne, quali
Maria Callas e Patti Smith che, nei loro rispettivi generi musicali, hanno
saputo lasciare un segno unico e indelebile nella storia della musica.
• Come si vive da musicista in Italia?
male - è una domanda
molto complessa e la risposta sembrerà retorica seppur vera. Si vive male perché la musica è maltrattata e declassata a disciplina del tempo
libero, pertanto non necessaria alla crescita culturale di un individuo. Da qui
una serie di errori e difficoltà. A scuola quasi del tutto eliminata, istituti
dedicati di alta formazione assenti o non all’altezza, sbocchi professionali
fatiscenti. I teatri, le rassegne, i festival sempre più poveri e sempre più
chiusi. La discografia scomparsa nel senso che è dedicata ormai solo a prodotti
televisivi, il mondo Indie che ormai rappresenta tutti noi musicisti medi, è
povero, e quasi sempre autoprodotto. Che dire, è proprio amore il nostro, e
quello di tanti gruppi che provano a cambiare il punto di vista e la scala dei
valori portando avanti con forza e coraggio il loro messaggio.
• Cosa vuol dire essere musiciste e donne in Italia? Cosa ci supporta,
cosa ci manca?
Vuol dire imparare ogni
giorno un nuovo modo per comunicare e costruirsi da sole una rete fatta di
persone e di altri musicisti, ascoltatori e artisti che condividano con te un
viaggio, affinché possa rimanere incontaminato dalla fama di successo. Mancano
le istituzioni, manca che il valore dell’arte e del bello vengano restituiti
alle cose che contano realmente, che sono quelle che ci fanno star bene e che
ci fanno bene all’anima, al cuore, alla testa, alla creatività e alla
condivisione. Come musiciste e donne direi che ne vediamo di tutti i colori
perché l’ambiente musicale, come quello lavorativo in genere, è ancora
prettamente maschilista, e vedere donne che suonano e scrivono bene (almeno in
maniera discutibile), riporta la testa a confronti tra uomini e donne. La donna
in Italia non è valorizzata e non è appoggiata. Abbiamo ancora amiche
licenziate perché mamme o neomamme… che si può dire…
• Progetti futuri?
Dopo queste ultime
riflessioni pessimistiche , vogliamo ricordare che le Missteryke in realtà sono
un’oasi di positività e di passione che non si ferma di fronte alle difficoltà.
Il nostro progetto più importante è l’ esempio di un lavoro pensato e condiviso
dal basso: il disco uscito da pochi giorni, dal titolo “Effettivamente” è sulla
piattaforma MusicRaiser dove i co-produttori sono le persone che ci amano, che ci seguono o che hanno
voglia di sostenerci. Il crowdfounding è una
nuova forma di produzione che fa riferimento alle persone comuni, non più a
istituzioni o major: costruire insieme un sogno unendo le forze!.
Il concerto di presentazione del disco, curatissimo, ha avuto il contributo di altre due donne, bravissime artiste: Chiara Formisano (portraitist) e Ambra Lunardi (videomaker).
Il tempo è rock, ed è finito: saluto queste quattro ragazze dai sorrisi aperti, che parlano con intelligenza e ironia citando svariati aneddoti tragicomici. Come dopo un concerto venga loro detto - ad esempio - "Siete brave! Come degli uomini!", o come chi, nel pensiero affettuoso di promuoverle, consigli loro di sganciarsi un po' le camicette in scena. E si ride, insieme, amaramente.
Il concerto di presentazione del disco, curatissimo, ha avuto il contributo di altre due donne, bravissime artiste: Chiara Formisano (portraitist) e Ambra Lunardi (videomaker).
Il tempo è rock, ed è finito: saluto queste quattro ragazze dai sorrisi aperti, che parlano con intelligenza e ironia citando svariati aneddoti tragicomici. Come dopo un concerto venga loro detto - ad esempio - "Siete brave! Come degli uomini!", o come chi, nel pensiero affettuoso di promuoverle, consigli loro di sganciarsi un po' le camicette in scena. E si ride, insieme, amaramente.
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