E' dalla drammaturgia dello spettacolo di teatrodanza TUA, di Associazione Compagnia DanzArte, che si delineano i contenuti del Convegno regionale del Centro Italiano
Femminile (CIF) della Toscana, svoltosi al Calambrone (PI), a fine Marzo.
"Vogliamo far luce e riflettere insieme sull'importante tema della condizione femminile
oggi. Tema centrale sin dalle origini del Cif, il cui impegno si basa sui
principi di uguaglianza, solidarietà, e si concretizza nel sostegno alle
politiche per le pari opportunità", saluta così Maria Letizia Gaudenzi,
presidente del Cif regionale. Segue poi il forum "Essere donna oggi tra
contraddizioni e ricerca del futuro", in cui Katia Orlandi (presidente di
Cif Livorno) affianca i numerosi relatori stimolati da un nutrito pubblico
proveniente da molte province della Toscana. "Uno schiaffo è una violenza
che incide l'anima", non certo un segno di attenzione da parte di un
fidanzato geloso, afferma Francesca Menconi, vicepresidente del Cif regionale,
dunque l'importanza per le donne di riconoscere i comportamenti critici. L'avvocato
Gabriella Porcaro rileva che in alcuni casi di stalking può succedere che anche
la donna che subisce soprusi entri a sua volta nell'esercizio della violenza
verso l'uomo. Lo psicologo Marino Marunti nota quanto sia difficile far fronte
alla complessità della società moderna senza un avanzamento della cultura
psicologica, necessaria a far fronte a un mondo di relazioni e di possibilità
mai conosciuto prima. Don Edward
Domagala, docente di filosofia, oltre che parroco, interviene "La violenza
va contro la ragione. La relazione tra uomo e donna è indispensabile, deve
essere intersoggettiva, ossia relazione tra due realtà ricche di esperienza,
capacità, progetti, altrimenti prevale il desiderio non di cura ma di dominio e
gli individui rinunciano ad essere responsabili".
L'intervento di testimonianze dirette di donne
vittime di violenza ha offerto molti
spunti, anche sugli aspetti della giustizia. E' intervenuto il magistrato
Cosimo Maria Ferri, sotosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, che
ha sottolineato alcuni punti importanti:denunciare sempre le violenze,
investire nelle forze dell'ordine e fare rete con i servizi di ascolto sul
territorio e i servizi sociali, elevare il sistema giustizia con formazioni
specifiche, anche delle Asl dove esiste il codice rosa ma dove non mancano
difficoltà a riconoscere l'effettiva presenza di violenza sulla donna.
Fondamentale anche l'attenzione alla "qualificazione giuridica" del
reato (in presenza di maltrattamenti, "lesioni gravi" è un reato più pesante di
"stalking"), conoscere e valorizzare gli ultimi provvedimenti legislativi su
"femminicidio" e sul piano antiviolenza che prevedono servizi quali
l'immediato allontanamento del maltrattante e il gratuito patrocinio legale.
Aldo
Giubilaro, procuratore capo della Repubblica a Massa, ha posto l'accento
sull'importanza di un'evoluzione culturale per gli uomini (le donne hanno già
iniziato da diversi decenni questo percorso), sull'importanza dell'immediato
controllo e verifica delle denunce per violenza, sulla certezza della pena,
visto che l'Italia è il fanalino di coda in Europa in questo senso.
Molte ancora
le riflessioni. Visto la percentuale di donne che lascia il lavoro al secondo
figlio, l'indipendenza economica rimane per le donne italiane una pura
illusione, come la condizione di pari diritti e remunerazione sul lavoro, dal
momento che la discriminazione di genere inizia fin dalla fase di selezione del
personale.
Difficile in
questo paese essere donne e camminare a testa alta. Si parla di noi, associate
per l'appunto a fenomeni negativi, come la violenza, la disoccupazione,
l'assenza di politiche familiari, come se per la cultura italiana la vita delle
donne fosse contraddistinta solo da oneri, problemi, fallimenti. Insomma, mai
protagoniste di notizie edificanti, ma vittime. Sempre, e forzatamente.
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