di Simonetta Ottone • "Sara amava
danzare e studiare. Una
ragazzina. In Italia
si possono bruciare per strada le donne, o accoltellarle, farle sparire. Tanto nessuno si ferma. Nessuno soccorre, e neanche fa una telefonata alla
polizia. Tanto i processi spesso nemmeno si istruiscono e, se lo fanno, finiscono per processare le donne
in quanto tali.
Un
assassino e tanti complici. Noi. No Sara,
non ci perdonare".
Con
queste parole il Comitato One Billion Rising Livorno (indicendo una mobilitazione per il 2 giugno) commentava l’uccisione
di Sara Di Pietrantonio, a fine Maggio. E poi, un paio di giorni dopo questo ennesimo, insostenibile femminicidio, appare su fb una chiamata a raccolta da parte di un gruppo: Chi colpisce una donna, colpisce tutte noi. Tantissime
in poco tempo le adesioni, che porteranno nei mesi successivi a compiere una serie di azioni finalmente visibili e condivise. Intervisto qui Simona
Sforza, che ha aperto questo gruppo lanciando il cuore oltre l’ostacolo, seguendo
personalmente molte di noi, con le nostre realtà nei territori più vari e su
tutta la penisola.
• Simona, come ti è venuto in mente di
proporre questo gruppo?
Il 30 maggio 2016 scrissi sulla mia
bacheca di Facebook un post a proposito di Sara, ma in generale
su una situazione di violenze di fronte alle quali non era possibile continuare
a restare in silenzio. Soprattutto in riferimento alle istituzioni e a chi ha
il potere di incidere nella realtà attraverso provvedimenti volti a sradicare
la cultura alla base della violenza. Il 2 giugno in circa una quarantina
di città si è manifestato e chi non poteva partecipare ha steso al balcone un
drappo rosso: donne e associazioni contro la violenza si sono auto-organizzate
per scendere in piazza. Alessia Guidetti è stata al mio fianco per organizzare
il sit-in di Milano ed è un punto di riferimento prezioso. È una delle
fantastiche donne che ci mettono tutte loro stesse. Senza di loro non sarebbe
stato possibile creare una particolare e positiva sinergia di azione.
Il gruppo è stato il naturale
proseguimento di questo moto spontaneo del 2 giugno; nasce per
azioni, lotte e proposte politiche. La finalità principale è questa. Un modo
per unire le forze e per sollecitare il cambiamento e interventi in vari
ambiti, ovunque i diritti delle donne vengano lesi, perché la violenza è agita
in vari contesti e modalità.
• Che realtà ha riunito il gruppo e quali
sono i comportamenti corretti al suo interno?
Hanno aderito donne vicine
al tema del contrasto della violenza per vari motivi e a vario titolo. Il
nostro compito è sostenere, fare riferimento a chi è idoneo a operare per
aiutare ciascuna donna nel migliore dei modi, attraverso i centri antiviolenza
operanti in Italia. A ciascuno il suo compito. Nel rispetto delle donne e nella
consapevolezza dei nostri limiti. Il lavoro di questo gruppo non può per ovvi
motivi seguire ogni singolo caso, ma possiamo impegnarci affinché servizi e
soluzioni migliorino per tutte le donne, dappertutto. Quando chiediamo
interventi strutturali e che non lascino fuori nessuno, chiediamo esattamente
questa ricaduta positiva il più diffusa possibile.
Il nostro obiettivo è evitare
approcci sbagliati, che possano pregiudicare la situazione contingente. Le divergenze e i conflitti sono
normali, ma non deve mai venir meno il rispetto reciproco, la correttezza e la
trasparenza. Gli attacchi personali non sono mai un bel segnale. Ci sono strade che si dividono perché incompatibili con
queste regole di base.
• Che rapporti intende avere il gruppo con realtà
istituzionali e non?
Per noi l’interlocuzione e il lavoro
congiunto sono importanti, direi fondamentali. Questo significa comprendere
appieno cosa si fa sul territorio e cosa si può migliorare. Se non c’è un
lavoro integrato non si va da nessuna parte.
• Sono state promosse varie azioni in
queste settimane. Ce le puoi un po’ riassumere?
Abbiamo scritto una lettera aperta
al Ministro Alfano e alla Ministra Maria Elena Boschi, in merito al progetto
sui camper della Polizia di Stato. Questa lettera, sottoscritta da più di 1000
persone attraverso una petizione, ha ricevuto riscontri da parte delle istituzioni
interpellate. Interveniamo in ogni episodio di sessismo e di violenza,
purtroppo molto frequenti. Il cambiamento culturale passa anche attraverso
media e rappresentanti politici più consapevoli e rispettosi delle donne in
ogni ambito.
• Il movimento delle donne e il
femminismo sono stati anche recentemente accusati da testate importanti di
essere un movimento frammentato, inconcludente e anacronistico. (parlo
dell’articolo su Unità). Che pensi in merito?
Il gruppo ha chiesto una replica (qui trovate il testo della richiesta),
mai concessa, agli articoli apparsi su l’Unità. Il movimento delle donne è variegato
ed è un bene. L’unica cosa che va superata sono le spinte personalistiche. Gli
obiettivi sono collettivi, mai individuali. Dobbiamo convergere e unire le
forze, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze e la propria storia. Non è
necessario pensarla sempre su tutto allo stesso modo, anche rilevare criticità
è importante, confrontandosi sempre civilmente, cercando di fare sintesi.
• Come ti spieghi il silenzio della
Ministra Boschi, la scarsa attenzione alla materia da parte di questo Governo
verso una escalation di violenza, per frequenza
di femminicidi e modalità, espressa anche verbalmente in ogni ambito (stampa,
sport…). Avete ricevuto risposte dalla Ministra e l’incontro richiesto?
L'impressione è che il problema
della violenza non sia prioritario, per questo dobbiamo lavorare, per cambiare
questa situazione, perché le donne non sono cittadine di serie b.
Abbiamo ricevuto una richiesta di
incontro da parte di una dirigente della Polizia di Stato a Roma. Inoltre, ci
hanno risposto anche dal Dipartimento per le pari opportunità, ringraziandoci
delle nostre segnalazioni e richieste. Lavoreremo a un documento da presentare. Mi sembra un buon segnale di
attenzione, una dimostrazione del fatto che le donne, quando si uniscono e fanno
pressione, possono ottenere risultati. A piccoli passi le cose si possono
cambiare.
• Che pensi della vicenda del Resto
del Carlino e del Fatto Quotidiano di questi giorni? Che ruolo ha la stampa
nell’induzione al sessismo?
I media e la stampa sembrano a volte
fermi a un livello ottocentesco di rappresentazione delle donne. Non si
comprende che il sessismo è parte di quell’humus che alimenta e giustifica la
violenza di genere e la discriminazione delle donne. Le donne sono oggettivate,
deumanizzate, oggetto di attacchi a ogni livello o ruolo, colpevoli anche
quando sono vittime di violenza e muoiono per mano di un uomo.
• La Toscana è scossa dall’ennesimo
femminicidio, quello di Vania Vannucchi a Lucca. Anni neri per questa regione che ha visto punte mai conosciute di
femminicidi, violenze di gruppo, mobbing sul lavoro, sentenze shock. In un
paese, l’Italia, che conta 2000 femminicidi in dodici anni (uno ogni 48 ore),
che non ha un piano nazionale contro la violenza coordinato, che non ha un
osservatorio sul fenomeno, che non fa pervenire fondi stanziati nel 2013 ai
centri antiviolenza, che tipo di responsabilità si assumono le istituzioni e la
magistratura? Il Presidente della Regione Toscana
Enrico Rossi è andato a Lucca dai familiari di Vania e ha annunciato che darà
subito dei soldi ai centri antiviolenza toscani, ma è il Governo che deve
sbloccare la situazione. Nel rimpallo tra Regione e Stato centrale, a chi
spetta cambiare la situazione in modo decisivo?
C’è una responsabilità congiunta,
che va dalla decisione di svincolare tali fondi dal patto di stabilità, alla
trasparenza della gestione dei fondi da parte delle Regioni. L’8 settembre si
insedierà la Cabina di regia interistituzionale del Piano straordinario, come
sede di confronto tra tutte le Amministrazioni nazionali e territoriali
interessate per la programmazione delle attività e per favorire il massimo
coordinamento dell’azione pubblica nonché l’uso efficiente delle risorse
disponibili. Dovremo seguire da vicino i lavori di questo tavolo, comprendere
come si svilupperanno le fasi successive, che ci aspettiamo portino benefici
concreti e a breve termine. Questo è il compito di un gruppo come il nostro.
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