giovedì 2 febbraio 2017

Femminicidio, ci stiamo assuefacendo

di Simonetta Ottone • dal 1997 all'inizio del 2017, in Italia, 1250 donne uccise, quasi sempre per mano di uomini di famiglia (30%). 


Mariti, fidanzati o ex preferiscono uccidere, nei modi più efferati, le loro donne, pur di non essere lasciati. Si preferisce sfregiare, perseguitare, violare i propri figli stessi, pur di non essere lasciati. 
Anche il 2017 è già iniziato con il consueto e inaccettabile bollettino nero; che sembra colpire ancora di più le donne che nel paese sono più occupate e con opportunità socio - economiche migliori: il 53% dei femminicidi nel 2016 è avvenuto al Nord. Sono forse le donne che credono di “poter dire no”, ma che si ritrovano isolate, recluse in una cappa di silenzio e omertà intorno a sé, abbandonate e giudicate, da una società che, di fatto, non riesce a emarginare gli aguzzini e a sostenere le vittime in modo efficace.

Abbiamo perso? Viene da chiederselo, perché la spirale di violenza contro le donne è ogni giorno più strutturata, schizofrenica, patologica, giovane: è cresciuto il cyber bullismo, di cui sono vittime soprattutto le adolescenti; è germogliato il revenge porn, la diffusione, nei social network o nelle reti di amici in messaggerie, foto intime, video pornografici postati o inviati per motivi di ricatto, vendetta, denigrazione.
Odio libero e gratutito.
Le vittime sono quasi esclusivamente ragazze, che vengono poi giudicate pubblicamente, emarginate. Alcune si uccidono, poiché la vergogna è uno dei sentimenti più difficili da gestire, soprattutto per un adolescente. Il gruppo di pari decide in qualche modo l’eliminazione, l’esecuzione, di una loro componente. Tutti contro una.

A fronte di tutto questo i dati che emergono dalle rilevazioni SWG raccontano un calo dell’allarme sociale generato dai femminicidi.
Nel 2013 il fenomeno era avvertito come un’emergenza dal 77% degli italiani, a fine del 2015 all’82%. Oggi, siamo scesi al 72%.
Il raffeddamento coinvolge, in particolare, gli uomini (percezione dell’emergenza scesa dal 75% al 65%), i giovani (livello d’allarme fermo al 59%) e i residenti del Nord (che ha più alta incidenza di femminicidi).
Resiste tuttavia la ingiustificabilità della violenza sulle donne (85%), anche se i giovani tra i18 e i  24 anni sono maggiormente giustificazionisti e una quota minoritaria di uomini (7%), rintraccia nella paura di essere lasciato un motivo accettabile di discolpa.
La riflessione sulle cause di femminicidi è composita: per il 61% dell’universo maschile è il degrado sociale e personale, per l’universo femminile questa causa incide meno (44%), mentre appare più impattante la difficoltà degli uomini ad accettare la crescente emancipazione femminile (41% per le donne, 34% per gli uomini).
Ci stiamo abituando. Perché non si è voluto investire su una lotta culturale alla violenza e alla stereo -tipizzazione del ruolo delle donne, e anche degli uomini.
Perché i media continuano a indurre l’oggettizzazione e la mercificazione del corpo femminile, ma anche della dignità intellettiva femminile, proponendo nelle fiction, serie TV, trasmissioni d’intrattenimento, reality, spots, personaggi e storie al femminle raramente evoluti: l’intelligenza dei personaggi femminile non è richiesta, nemmeno la loro forza (a meno che non sia da santificarsi al servizio degli altri) e soprattutto la loro autonomia.
Ci stiamo abituando perché non abbiamo un ministero per le Pari Opportunità e la Ministra con la delega alle PO (fino al 4 Dicembre), non ha mai parlato alle donne, neanche quando era tenuta a farlo o esortata a farlo, dalla cronaca stessa.
E ora, quella per le Pari Opportunità, continua a essere una funzione fantasma, che non tiene il polso di una situazione nazionale così devastante, per le donne certo, ma anche per gli altri. Secondo un sondaggio di pochi giorni fa, alla domanda "per affrontare il problema della violenza contro le donne, secondo Lei, quali provvedimenti andrebbero presi in via prioritaria?" sono state date queste risposte:
-    Stabilire pene più severe per i violenti e insegnare ai giovani il rispetto reciproco (55%);
-    rafforzare le leggi già esistenti (29%);
-    creare centri antiviolenza, telefono rosa, case protette (21%);
-    aumentare il controllo e la protezione da parte della polizia (20%);
-    creare un numero verde per le donne che cercano aiuto e consigli (19%). 
Tutti lo sappiamo. Il femminicidio non si sconfigge solo inasprendo le pene (e applicandole!), ma si colpisce agendo su tutti i livelli della relazione donna – uomo; mettendo al centro della politica, della valorizzazione sociale e professionale, delle forme di educazione e istruzione, i diritti delle donne. Diritti che sono, per dirla con le parole dell’ex segretario generale ONU, Kofi Annan: una responsabilità di tutto il genere umano. Lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità.