di Simonetta Ottone • dal 1997 all'inizio del 2017, in Italia, 1250 donne uccise, quasi sempre per mano di uomini di famiglia (30%).
Mariti,
fidanzati o ex preferiscono uccidere, nei modi più efferati, le loro donne, pur
di non essere lasciati. Si preferisce sfregiare, perseguitare, violare i propri
figli stessi, pur di non essere lasciati.
Anche il 2017 è già iniziato con il consueto e inaccettabile
bollettino nero; che sembra colpire ancora di più le donne che nel paese sono più
occupate e con opportunità socio - economiche migliori: il 53% dei femminicidi
nel 2016 è avvenuto al Nord. Sono forse le donne che credono di “poter dire
no”, ma che si ritrovano isolate, recluse in una cappa di silenzio e omertà
intorno a sé, abbandonate e giudicate, da una società che, di fatto, non riesce
a emarginare gli aguzzini e a sostenere le vittime in modo efficace.
Abbiamo
perso? Viene da chiederselo, perché la
spirale di violenza contro le donne è ogni giorno più strutturata,
schizofrenica, patologica, giovane: è cresciuto il cyber bullismo, di cui sono
vittime soprattutto le adolescenti; è germogliato il revenge porn, la
diffusione, nei social network o nelle reti di amici in messaggerie, foto
intime, video pornografici postati o inviati per motivi di ricatto, vendetta,
denigrazione.
Odio libero e gratutito.
Le vittime
sono quasi esclusivamente ragazze, che vengono poi giudicate pubblicamente,
emarginate. Alcune si uccidono, poiché la vergogna è uno dei sentimenti più
difficili da gestire, soprattutto per un adolescente. Il gruppo
di pari decide in qualche modo l’eliminazione, l’esecuzione, di una loro
componente. Tutti contro una.
A fronte
di tutto questo i dati che emergono dalle rilevazioni SWG raccontano un calo
dell’allarme sociale generato dai femminicidi.
Nel 2013
il fenomeno era avvertito come un’emergenza dal 77% degli italiani, a fine del
2015 all’82%. Oggi, siamo scesi al 72%.
Il
raffeddamento coinvolge, in particolare, gli uomini (percezione dell’emergenza
scesa dal 75% al 65%), i giovani (livello d’allarme fermo al 59%) e i residenti
del Nord (che ha più alta incidenza di femminicidi).
Resiste
tuttavia la ingiustificabilità della violenza sulle donne (85%), anche se i
giovani tra i18 e i 24 anni sono
maggiormente giustificazionisti e una quota minoritaria di uomini (7%),
rintraccia nella paura di essere lasciato un motivo accettabile di discolpa.
La
riflessione sulle cause di femminicidi è composita: per il 61% dell’universo
maschile è il degrado sociale e personale, per l’universo femminile questa
causa incide meno (44%), mentre appare più impattante la difficoltà degli
uomini ad accettare la crescente emancipazione femminile (41% per le donne, 34%
per gli uomini).
Ci stiamo abituando. Perché non
si è voluto investire su una lotta culturale alla violenza e alla stereo -tipizzazione
del ruolo delle donne, e anche degli uomini.
Perché i
media continuano a indurre l’oggettizzazione e la mercificazione del corpo
femminile, ma anche della dignità intellettiva femminile, proponendo nelle fiction,
serie TV, trasmissioni d’intrattenimento, reality, spots, personaggi e storie
al femminle raramente evoluti: l’intelligenza dei personaggi femminile non è
richiesta, nemmeno la loro forza (a meno che non sia da santificarsi al
servizio degli altri) e soprattutto la loro autonomia.
Ci stiamo
abituando perché non abbiamo un ministero per le Pari Opportunità e la Ministra con la delega alle PO (fino al 4
Dicembre), non ha mai parlato alle donne, neanche quando era tenuta a farlo o
esortata a farlo, dalla cronaca stessa.
E ora, quella per le Pari Opportunità, continua
a essere una funzione fantasma, che non tiene il polso di una situazione
nazionale così devastante, per le donne certo, ma anche per gli altri. Secondo un sondaggio di pochi giorni fa, alla domanda "per affrontare il
problema della violenza contro le donne, secondo Lei, quali provvedimenti
andrebbero presi in via prioritaria?" sono state date queste risposte:
- Stabilire
pene più severe per i violenti e insegnare ai giovani il rispetto reciproco
(55%);
- rafforzare
le leggi già esistenti (29%);
- creare
centri antiviolenza, telefono rosa, case protette (21%);
- aumentare
il controllo e la protezione da parte della polizia (20%);
- creare
un numero verde per le donne che cercano aiuto e consigli (19%).
Tutti lo
sappiamo. Il
femminicidio non si sconfigge solo inasprendo le pene (e applicandole!), ma si colpisce
agendo su tutti i livelli della relazione donna – uomo; mettendo al centro della politica, della valorizzazione sociale e professionale,
delle forme di educazione e istruzione, i diritti delle donne. Diritti
che sono, per dirla con le parole dell’ex segretario generale ONU, Kofi Annan: una
responsabilità di tutto il genere umano. Lottare contro ogni forma di violenza
nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità.