giovedì 14 luglio 2016

Chi colpisce una donna, colpisce tutte noi. Firma! Chiudiamo il tempo della mattanza

Se vi si riconoscete in ciò che chiediamo, firmate la petizione che trovate a questo LINK: facciamo un'unica sponda, perché finisca il tempo della mattanza.

Questo il testo della petizione:
Gentili Ministri,
lo scorso 2 luglio è partito il progetto della Polizia di Stato contro la violenza sulle donne “…Questo non è amore”.

Ci uniamo alle numerose associazioni (e operatrici) del settore e tutte le attiviste che si sono espresse in modo critico su tale iniziativa. Questa misura non appare in linea con quanto prescrive la Convenzione di Istanbul in materia di contrasto e prevenzione della violenza contro le donne basata sul genere.
Pertanto, sulla base del testo sottoscritto anche dall'Italia, ribadiamo che occorre varare misure "basate sulla comprensione della violenza di genere contro le donne e della violenza domestica e si concentrino sui diritti umani e sulla sicurezza della vittima".

Questa comprensione piena del fenomeno induce ad avere alcune perplessità su come un camper della Polizia collocato in una piazza cittadina, possa essere un luogo idoneo per accogliere le donne e per garantire la loro sicurezza.

Se manca o è carente il sistema di protezione della vittima che denuncia, continueremo ad avere i risultati tragici che oggi possiamo osservare: sette su dieci delle donne morte di femminicidio avevano denunciato in maniera preventiva gli abusi subiti.

Chiediamo pertanto che i fondi vengano destinati a:
lavorare in chiave di prevenzione e di educazione, per un cambiamento della cultura che alimenta la violenza (educazione di genere e al rispetto delle differenze, educazione alle relazioni nell’offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado, trasversale nei percorsi scolastici e nei programmi di tutte le discipline);
• accelerare il percorso del Miur che dovrà varare le linee guida per l’educazione alla parità di genere (per l’attuazione del comma 16 della legge 107/2015 "Buona Scuola");
• investire nel sistema di protezione delle vittime;
• sostenere e diffondere soluzioni e servizi che assicurino alle donne un aiuto gratuito, professionale e costante, in modo tale da evitare che una loro interruzione metta a rischio l'incolumità delle stesse;
• verificare la natura dei centri antiviolenza, che devono rispettare determinate caratteristiche di laicità e di matrice culturale, che sia in linea con il movimento delle donne;
• monitorare i fondi destinati ai centri antiviolenza e alle case rifugio (se arrivano e come vengono utilizzati); Action Aid con la campagna ‪#‎donnechecontano sta cercando di mappare la situazione in merito ai fondi, sulla base degli open data disponibili;
• incrementare i fondi e prevedere archi temporali più ampi per i bandi, superiori all'anno, per garantire maggiore continuità al servizio;
• stilare delle linee di indirizzo affinché le Regioni implementino delle leggi regionali per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere, da concertare con tutti gli attori interessati e per avere un risultato omogeneo sul territorio nazionale;
• creare un osservatorio nazionale sulla violenza di genere e sui Centri Antiviolenza, indipendente e aperto a varie figure, non esclusivamente professionali, che comprenda il mondo dell'attivismo femminile e femminista, per assicurare qualità del servizio e delle operatrici;
• incrementare il numero dei centri antiviolenza, le case rifugio e di accoglienza;
• formare adeguatamente tutte le figure professionali coinvolte, medici del PS e di base, assistenti sociali, psicologi, dirigenti comunali, regionali, nei tribunali, personale Polizia, Prefettura ecc.;
• fare informazione su tutte le forme di violenza, che non ha confini culturali, sociali, etnici, di censo. La violenza è sempre inaccettabile, intollerabile. Non esistono donne di serie A e di serie B. Per questo occorre contrastare ogni forma di neo-schiavitù e di sfruttamento della prostituzione;
• varare una seria legislazione di contrasto all'omotransfobia;
• migliorare la qualità del linguaggio e dei messaggi veicolati attraverso i mass media, contrastando in ogni modo forme esplicite o implicite di sessismo;
• supportare e proteggere i bambini vittime di violenza assistita;
• proteggere concretamente i figli di donne vittime di abusi e violenze familiari, perché non accadano ulteriori episodi di figlicidi;
• istituzione della Giornata Nazionale contro il figlicidio ogni 25 Febbraio;
• debellare l'uso strumentale di Ctu nei tribunali ai danni delle donne che denunciano violenze da parte del coniuge. Queste donne che decidono di separarsi e chiedono l'affido dei figli, rischiano di essere rivittimizzate, perché troppo spesso nei tribunali si ricorre all'uso della Pas o Ap, che non hanno alcun fondamento scientifico. Chiediamo che certi metodi vengano messi al bando;
• assicurare la certezza del Diritto, che passa per una giustizia celere e condanne efficaci;
• chiediamo l'effettiva applicazione in tutti i tribunali d'Italia della norma che prevede l'ammissione al gratuito patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal reddito, alle donne vittime di violenza di genere, come previsto dalla legge n. 119/13;

Le donne italiane da settembre riprenderanno a manifestare per esigere che si varino e si attuino politiche capaci di andare incontro alle reali istanze ed esigenze delle donne. Chiediamo che siano garantiti fondi adeguati affinché sia possibile sostenere in modo continuativo l'accoglienza alle donne bisognose di ascolto, le azioni di prevenzione e di contrasto alla violenza.
Per info e adesioni: chicolpisce1donnacolpiscetutte@gmail.

domenica 10 luglio 2016

Voltare pagina: storia di Laura

di Simonetta Ottone • Laura è la ragazza toscana di cui vi ho raccontato nel post di Giugno Stalking, sai come si vive? Torniamo qui sulla sua storia, per chiederle come ha saputo trasformare quella vita in qualcosa di diverso.



Laura ha vissuto in diverse città e lavora da tanti anni ormai, da quando aveva appena conseguito il diploma di Ragioniera. La sua storia di stalking successe in una città lontana da casa, dove era sola; e mentre subiva quella violenza i pochi conoscenti si allontanavano, forse per paura di essere danneggiati loro stessi; per lei un ulteriore shock. 
Sola, ad affrontare una situazione di paura e tensione, capì che doveva parlarne, informare quante più persone poteva. Ma la polizia le consigliò di uscire di casa solo per andare a lavoro; si isolò e non chiuse più occhio. Ebbe una lunga amenorrea e altri disturbi fisici e danni economici che sta ancora pagando. Scoprì così che, per come stanno le cose oggi, se qualcuno ti vuole annientare in quanto donna, lo può fare. Difficile fermarlo prima che non ti abbia quasi totalmente impedito di vivere o che abbia trasformato la tua vita in paura, condizionandone ogni aspetto, finché ti arrendi. 
Però Laura non si arresechiese aiuto anche a vicini e a un Centro antiviolenza; continuò a difendere sé stessa, la sua professione, la sua autonomia, di fronte a familiari, amici, datori di lavoro, forze dell’ordine. E soprattutto, di fronte a sé stessa. Ora che tutto questo è solo un brutto ricordo, si chiede come avrebbe fatto una donna con meno iniziativa. Una donna con meno opportunità, magari più sola perché casalinga, o con meno autostima perché grassa o timida, come avrebbe fatto ad affrontare tutto questo? A capire a chi rivolgersi, a farsi ascoltare? e se qualcuno le avrebbe creduto.
Quella capacità di reagire, di non arrendersi, è anche la forza che l'ha sostenuta dopo, nella determinazione a cambiare tutto nella sua vita. Ed è appunto di questa trasformazione che le chiedo di parlare oggi.
• Laura, come hai deciso di cambiare tutto? Come è oggi la tua vita?
Piano piano ho ripreso a vivere grazie ad amiche ed amici presenti e alla mia famiglia che mi è stata vicina. Ora il mio tempo ha ripreso a pieno ritmo. 
L’anno scorso ho deciso di cambiare vita perché da sempre avevo avuto un sogno: lavorare con l’estero, specialmente l’America Latina; e, in fondo, se ero riuscita a liberarmi di lui, forse potevo osare anche di più. Tutto iniziò grazie al sito Mollotutto.net, tramite il quale conobbi Carmela Forzani, che vive da 36 anni in Paraguay.
Facemmo amicizia e nacquero delle idee, tra cui quella di partecipare ad una fiera in Paraguay a luglio scorso, e da lì iniziò la mia avventura con l’America Latina e non solo. Tornata in Italia conobbi Luis e Angelica, due imprenditori fantastici, che mi hanno aperto la strada a diversi settori e mi hanno dato la forza di continuare.
Ho partecipato a diversi progetti, e due li ho creati di mia iniziativa insieme a persone che mi hanno appoggiato e che mi hanno dato idee buone da integrare alle mie.
Un progetto importante che sto mandando avanti grazie al mio amico Gianni Gatti, esperto di biologico e la mia amica Silvia Papaianni che mi fa da supporto per il mondo senza glutine, essendo lei celiaca ed esperta cuoca gluten free. Importeremo dal Perù e dalla Argentina prodotti bio e per celiaci e diabetici.
Un altro progetto importante lo sto creando  con una ragazza, Susanna Giardi, che conosce ben 5 lingue, insieme abbiamo preso il mandato per una vernice antismog, cioè è una tecnologia dentro una vernice, è geniale e soprattutto Made in Italy, da presentare in diversi paesi del mondo tra cui Paraguay, Uruguay, Kazakistan. Bulgaria, Polonia, Brasile, Portogallo, Cina e Malta, una bella sfida. Ora ho riassunto molto, ma sto lavorando tanto. Ho fatto immensi sacrifici per andare avanti, specialmente economicamente. Tenere tutto in piedi non è semplice. Inoltre ti propongono di tutto, per cui è facile farsi prendere dall’entusiasmo e prendere strade sbagliate, per cui ho dovuto imparare a scremare molto.
Ma la cosa bella è che ho incontrato anche persone speciali, che lottano per i propri sogni. Fra loro ad esempio anche la giornalista Roberta Zanzarelli che ha creato il progetto “Soloandata”, una webserie dedicata alle persone che lasciano l’Italia per andare a vivere all’estero. Mi ha dato molta forza e ci incoraggiamo a vicenda. Grazie a lei ho conosciuto una rete di persone coraggiose e pazze come me, che hanno deciso di dedicarsi ai loro desideri per iniziare una nuova vita. E' tramite Roberta che la giornalista Barbara Ganz, che mi ha fatto un’intervista sul blog del Sole24ore (di cui la ringrazio molto).
Come vedi ho incontrato soprattutto molte donne, coraggiose e determinate, e questo è stato fondamentale per non mollare tutto nei momenti che mi sono detta che non ce l’avrei fatta. Sono stata intervistata anche da Massimo Dellaglio (creatore di Mollotutto.net), un uomo pieno di energie e risorse, grazie a questa intervista mi hanno contattato persone da vari luoghi del mondo, ed è stato molto interessante scambiarsi esperienze di vita con loro.
Sarà quello che ho passato negli ultimi anni, ma lo rifarei altre mille volte di voltare pagina, e mollare tutto: il mio vecchio lavoro e la mia vecchia vita; e forse ho anche capito che l’Italia non è un paese per donne. La Legge, riguardo alla violenza di genere, è dalla parte degli uomini.
C’è una grande complicità quando incontri donne che come te hanno le idee, energia e fuoco per creare un qualcosa che non solo porti soldi, ma che realizzi dei sogni, vedo che quando lavoro con le donne andiamo molto a pelle, a sensazioni e ci guida un progetto che abbiamo nella nostra testa e nel nostro cuore. Ecco, sento che molte donne lavorano spinte dal cuore e non dal voler far tanti soldi, gli uomini invece sono molto più focalizzati su quello, forse più spinti dal guadagno che dall’idealità di un progetto, non tutti naturalmente. Sono contenta di lavorare con persone che usano il cuore nei loro progetti e non solo la mente, che siano donne o uomini.
• cosa determina, per te, questa diversa visione delle donne?
La differenza secondo me è che la donna comunque deve essere veramente motivata per mandare avanti un progetto perché in genere ha più ostacoli, per cui riuscire a tenere tutto in piedi è molto più difficile che per un uomo, che volendo può dedicarsi solo al lavoro e ai propri progetti.
Io non ho una famiglia per cui per me è più facile, ma l’ho avuta e credo che riuscire a fare tutto, lavorare, sognare e mandare avanti gli impegni familiari sia una grande missione, solo chi ha determinazione, forza e desiderio di realizzarsi ci riesce. Molte donne si arrendono e o per pigrizia o per debolezza si lasciano prendere dalla routine, dedicandosi solo ai figli, al marito e alla casa, lasciandosi alle spalle i propri sogni e le proprie realizzazioni, per cui credo che le donne che arrivano a raggiungere le loro mete, riuscendo a curare la famiglia e i loro desideri, siano speciali, esempi che ammiro e che mi danno la forza di andare avanti.
In questi giorni ripenso a questa donna piena di dignità, al suo abbigliamento colorato e alla gioia della scoperta che traspare dai suoi racconti. E mi sale una certa commozione per queste italiane e italiani orgogliosi, che a loro rischio portano la nostra originalità nel mondo: se qualcuno non li ferma, loro vanno e si guadagnano opportunità qui ormai rare.
Resilienza creativa, mi sembra questo il maggior suggerimento che viene da storie come queste, di donne come Laura.