mercoledì 1 luglio 2015

Le troppe Italie. E le tante donne in cammino

di SIimonetta Ottone • Quando si dice Milano. Il Gusto delle Artiterapie, programma di iniziative svoltesi in una quattro giorni senza soste (dal 25 al 28 Giugno), in occasione di ExpoincittàTu, ha visto la cooperazione di almeno sette enti nazionali privati impegnati nelle artiterapie, 120 iniziative dislocate in quasi dieci strutture pubbliche, svariate realtà del privato sociale in partecipazione attiva, centinaia di persone che hanno avuto accesso gratuito a esperienze di educazione all'arte, alla cultura, alla Salute, di qualità alta e certificata, grazie al lavoro volontario e gratuito dei professionisti coinvolti. Una moltitudine umana, variegata e collegata, nel centro di una Milano storica e a dimensione umana.
Un mare di donne che lavorano insieme.
E  il Comune di Milano (Zona 1), il cui Presidente trova parole utili a valorizzare questa vitalità che mette in rapporto e genera salute e gioia. Capacità di reagire, insieme alle Istituzioni.
Poi torni qua.
Nella testa ti girano domande come ritornelli: perché non riusciamo anche noi a progettare insieme, a cooperare, a investire in un programma comune, a nutrire fiducia e curiosità, senso di confronto all'interno di un codice etico di comportamento comune e condiviso?
Allora ti guardi intorno, e proprio vicino a te vedi ad esempio che la locale Istituzione comunale per la cultura ha lo stesso Direttore Artistico dal 1997, che in quasi 20 anni è stato messo in grado di ricoprire contemporaneamente più incarichi di vertice nella cultura di tutta la provincia. Strutture e soldi pubblici per prosperare e per, nonostante tutto, tenere chiusa per buona parte dell'anno la locale Sala Spettacolo per "mancanza di fondi": un intero territorio di quasi due decine di migliaia di abitanti  deprivato di Cultura. Le Associazioni locali, infatti, non potendo accedere all'unica  Sala gestita sempre dall'eterno Direttore, non hanno né interlocutori, né strutture dove svolgere le loro attività a costi "sociali".
Poi guardi meglio e vedi che proprio il figlio dell' Assessore alla Cultura della medesima amministrazione lavora proprio lì. Abbiamo capito bene: la persona che ricopre il duplice mandato di Assessore e di Presidente dell'Istituzione Comunale include nei progetti da essa stessa valutati promossi e finanziati da soldi pubblici in strutture pubbliche, il proprio figlio. In Toscana, nel 2015.
Ma l'italietta che supera anche quella rappresentata nei film di Alberto Sordi, ci riserva incredulità a piene mani. La vera chicca di questo quadro tirrenico, è il Sindaco che fa aprire quella sala sempre chiusa e la dà (evidentemente la considera "roba" sua) alla fidanzata che ci presenterà uno spettacolo d'intrattenimento amatoriale, oltretutto a pagamento.
Tutti applaudono, Giunta e Consiglio Comunale compresi, e il piccolo Comune è finalmente felice. Diciamo: non credo che tutto questo potrebbe succedere con tutta questa naturalezza e becera approvazione laddove c'è vigilanza, presenza e partecipazione di cittadini e operatori di settore, a più livelli. 
In questo squallore, purtroppo, uomini e donne si uniformano, livellandosi al basso. E il populismo trionfa.
Non poteva che essere così, avendo come guida e esempio una classe "dirigente" in preda non solo a un inimmaginabile analfabetismo politico, ma completamente sprovvista del più elementare senso civico.
E allora sì: per 20 anni il conflitto d'interesse nel paese ce l'ha avuto solo uno, perché così molti italiani si sentivano autorizzati a agire, anche nel piccolo dove tutti ti vedono, in conclamato conflitto d'interesse, perché come dicono al bar prima di andare al mare (attività che richiede il full time da queste parti) "Questa è la politica, bimba mia! O ci stai, o non ci stai!". Si parla della politica di provincia, che porta all'asfissia il pluralismo culturale, a piangere miseria al nord o a chi si impegna per procedere "dritto e spedito", la politica dei "rottamatori se conviene" e di quelli che se ne vanno.
Quella in cui trionfa l'individualismo e il personale si nasconde sotto al politico, a fini utilitaristici, quella dove "mors tua vita mea: ora tocca a me, mi prendo tutto io".
Roba che divide i luoghi in predatori e predati, in furbi e fessi, in vincenti e perdenti. E genera sfaldamento sociale, cinismo e odio. Un odio così arcaico, di tutti per tutti, così vecchio, così putrescente, così machista. Così fallimentare.
Dunque un motivo in più, nonostante tutto, per reagire, per guardare lontano e provare ad accorciare le distanze che, prima di tutto, sono mentali.
E questo lo sanno bene le donne, queste professioniste che in un caldo fine settimana estivo hanno lasciato tutto, hanno preso i bagagli e sono andate a Milano, solo per confrontarsi con altre realtà, e scambiarsi metodi, opportunità, idee.

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