di
Simonetta Ottone • Diverse donne italiane di scienza hanno fatto grandi cose negli ultimi anni, e quest'anno in particolare.
Ad esempio Fabiola Gianotti, che già nel 2012 aveva conquistato la 5° posizione nella graduatoria del Times "Persona dell'anno", per la sua attività di scienziata presso il CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) è stata ora promossa a Direttrice dello stesso organismo (e cioè a primo direttore donna nella storia del CERN). Nomina che ha così commentato: lavorerò per la Scienza e al servizio
della Pace.
Poi
c'è Samantha Cristoforetti, che nonostante il suo essere aviatrice, ingegnera,
prima donna italiana astronauta, prima donna italiana negli equipaggi
dell'Agenzia Spaziale europea, prima donna italiana nello spazio, mantiene un sorriso generoso e semplice. Deve
essere vero che la scienza, con questa sua voglia di scoprire ciò che non
sappiamo, ci ricorda quanto siamo piccoli.
In
questo cupo 2014, Fabiola e Samantha, sono guizzi di luce sfavillante negli
occhi di Isabella, una ricercatrice che mi parla di loro sorridendo.
Come nella storia comune delle donne, anche nella scienza le figure femminili hanno dovuto farsi largo fra divieti e difficoltà - ma ci lasciano grandi ispirazioni. A cominciare
da Marie Curie, insignita nel 1903 (assieme al marito) del Premio Nobel per la Fisica,
e poi ancora nel 1911 di un secondo Nobel per la Chimica. Da giovane dovette
scappare in Francia dalla Polonia, perché le donne non avevano accesso agli
studi superiori. Una delle poche volte in cui si ricorda più la moglie che non il
marito. Fra le scienziate italiane recentemente scomparse non si possono poi non ricordare Rita Levi
Montalcini (Nobel per la Medicina 1986)
e la grande Margherita Hack, donna intelligente e ironica.
Isabella è biologa marina presso un Centro Ricerche in Tossicologia marina in Toscana, e mi parla di loro con questo viso aperto e curioso. E' napoletana, anche se il suo accento è appena riconoscibile. Si è laureata a Napoli, poi è andata via in giro per l'Italia, poi in Francia dove ha vinto una borsa. A fine giro è rientrata a Napoli, dove è stata assunta stabilmente come ricercatrice presso "l'Acquario", o meglio la Stazione Zoologica Anton Dhorn, centro di eccellenza nato per esclusivi fini scientifici: un luogo antico dove è nata la Biologia dello Sviluppo e dove Isabella ha coronato uno dei suoi sogni più grandi.
e la grande Margherita Hack, donna intelligente e ironica.
Isabella è biologa marina presso un Centro Ricerche in Tossicologia marina in Toscana, e mi parla di loro con questo viso aperto e curioso. E' napoletana, anche se il suo accento è appena riconoscibile. Si è laureata a Napoli, poi è andata via in giro per l'Italia, poi in Francia dove ha vinto una borsa. A fine giro è rientrata a Napoli, dove è stata assunta stabilmente come ricercatrice presso "l'Acquario", o meglio la Stazione Zoologica Anton Dhorn, centro di eccellenza nato per esclusivi fini scientifici: un luogo antico dove è nata la Biologia dello Sviluppo e dove Isabella ha coronato uno dei suoi sogni più grandi.
Ricorda
del suo percorso iniziale, prezioso grazie a una donna nata in Canada, figlia
di emigranti italiani, che le ha dato tanto dal punto di vista
scientifico. Una guida. A Napoli
però era difficile vivere. Nel 2008 la città sta
dei mesi sommersa nella spazzatura, con rischi di epidemie impensabili: un
senso di abbandono, di vergogna, di ingiustizia. Quella Toscana in cui
avevamo scelto di far nascere la nostra bimba in acqua, a Poggibonsi nel 2005, diventa un miraggio, dice. Per la ricerca di base,
non applicata, non si trovano finanziamenti in Italia, così decide
di dedicarsi alla ricerca applicata, all'acquacoltura e all'inquinamento marino
e trova un contatto di lavoro valido in Toscana in ambito ecotossicologico.
Scopro
anche Livorno, una Napoli anni '50, per come me la immagino, quella
rilassatezza, pacatezza della gente che passeggia sul lungomare nei giorni
feriali... una visione di famiglia che a Napoli oggi vedi al massimo il Sabato
o la Domenica. Livorno è una città sconosciuta ai più, non l'avevo quasi mai
visitata: il suo lungomare mi ha stregata, e quel porto dolce, dietro al quale
partono subito le colline morbide nell'entroterra. Isabella parla con
gioia, gratitudine: quando la mattina percorro queste colline mi dico - ma
è vero, che io abito qua in questa meraviglia? Ciò che desideravo l'ho trovato
in Toscana: una figlia, lavorare col mare, poterlo guardare, un luogo a
dimensione umana. Se vado a Napoli è una cosa quasi sempre per lavoro, veloce,
dormo in albergo, voglio sentirmi ora solo una turista, là. E le ragazze
lavoratrici di Napoli, con le loro dimissioni in bianco, che pena.
E
vuole lasciarmi qualcosa di interessante su cui scrivere, così mi spiega che nelle
facoltà di biologia sono più numerose le donne: questa scienza non è dell'uomo, lo è
la chimica, l'ingegneria.
Per le donne, però, farsi strada nella ricerca scientifica è un
impegno doppiamente faticoso, se bisogna occuparsi di una famiglia il tempo non basta mai, e il sistema culturale non aiuta. La Hack e la
Montalcini non a caso non avevano figli e hanno dedicato moltissima parte della
loro vita alla ricerca. Non è in alternativa alla famiglia, la puoi fare comunque, ma non ti permetti di
fare molti grandi passi: la donna con prole e marito, che deve far fronte a un grande
impegno professionale, incluso la necessità di viaggiare e avere scambi
internazionali anche per lunghi periodi, non viene seguita dall'uomo, siamo
abituati che è la moglie che segue il marito. A alti livelli, per la cultura
italiana, uno dei due deve rinunciare. Nelle
università americane o del nord Europa c'è un altro concetto: si cerca di trovare collocazione a tutta
la famiglia, altrimenti chi va da solo lavora peggio. C'è la tendenza
intelligente per cui, se una persona vale, le va dato l'assegno di borsa alle migliori
condizioni. Non come qua che ci sentiamo di non essere desiderati, né messi in
condizione di competere con gli altri: è un peccato, perché noi italiani
abbiamo grandi potenzialità intellettuali. Per non parlare delle condizioni in
cui tanti di noi devono vivere e lavorare, come precari a vita o senza
possibilità di crescere, avanzare.. Isabella mi guarda cogliendo ogni mia
espressione, e aggiunge: ti dirò di più. Nella ricerca, ad esempio, i 5 mesi di
maternità non sono coperti, non prendi nulla e non ti valgono come anzianità:
si congela tutto, come se in maternità tu non esistessi più, come ricercatrice.
E se penso ai posti di un certo livello, non mi viene in mente un rettore donna.
E' vero: ad oggi sono 4 in tutta Italia! Lei, da studiosa, riflette anche sul fatto
che, prevalentemente, va avanti la donna che ha un tutoraggio maschile, un marito, un
padre. La cultura femminile dovrebbe svilupparsi così tanto da non permettere
agli uomini di adagiarsi sugli allori e di sfruttare ogni vantaggio possibile,
anche biologico, per mantenere le loro posizioni: e la politica fa a meno di tutto, della
scienza, delle arti applicate, si gestisce da sola, in modo avulso dalla
realtà. Non posso credere alla politica finché un Ministro alla Giustizia,
prima lo era all'Ambiente, non è accettabile rispetto alle dure selezioni che
affronta chi si muove nel mondo reale del lavoro e delle professioni senza supporti
politici. Capisco che un Veronesi Ministro della Sanità possa essere troppo - dentro
- e alimentare la situazione da noi mai risolta del conflitto d'interesse, ma
non può essere che la politica si autonomini in ogni ambito, determinando la cosa
più difficile, anche per chi ha approfondite competenze teoriche e pratiche: le
scelte. Che sono la responsabilità maggiore. E aggiunge, con
un'espressione amara: noi abbiamo bisogno della politica, ma la politica
fa a meno di noi: un Ministro dovrebbe non solo circondarsi di tecnici (che
tra l'altro come i consulenti incidono sulla spesa pubblica), ma dovrebbe avere
la decenza di confrontarsi continuamente con gli operatori di settore che
lavorano sul campo.
Bè,
ha ragione: un Ministro che viene soltanto
dalla politica o poco più, è frutto di
una cultura prevaricatoria, basata sull'invasione costante di campo. Anch'io
come artista sono molto stanca di far giudicare il mio lavoro da chi non ha
competenze neanche elementari in materia, ma è stato messo là da qualcuno, per
ragioni "altre", di sistema.
Isabella
mi guarda seria: non ho mai pensato che le donne siano sempre migliori: ci
sono tante donne bambole in giro, utilizzate da uomini per il mantenimento del
loro controllo. C'è
stato recentemente uno scandalo in Toscana sulla vendita di latte artificiale
per neonati, nell' interesse di aziende farmaceutiche: tra tutti i pediatri,
gli informatori, i primari, i dirigenti sanitari e d'azienda inquisiti, non c'è
stata nemmeno una donna... e questo dovrebbe far riflettere un po' tutti!
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